«Questa è la storia di uno di noi, anche lui nato per caso in via Gluck...». Con il bicchierino del caffè in mano, nella saletta ristoro per i dipendenti, Roberto canta a squarciagola l'inno del suo idolo Celentano, a cui, per via dei dentoni, somiglia anche un po'. Roberto è un MNP Consumer, sigla misteriosa che nasconde uno dei lavori più diffusi e meno esaltanti: convincere il cliente riottoso a non cambiare operatore telefonico.
Quando non ne può più, se la fila alla macchinetta,
Benvenuti a The Singing Office, nuovo reality aziendal-canoro, in onda dal prossimo 6 maggio su Sky Vivo. Un'idea, anzi un format come si dice, inventato dalla tv pubblica olandese, esportato con successo in Australia, ora in produzione in Germania, Usa, Ucraina, Svizzera. E naturalmente in Italia. Paese, com'è noto, di navigatori, imitatori e cantautori. Il gioco, di questo si tratta, funziona così: alcune grandi aziende, ciascuna rappresentata da cinque collaboratori, gareggiano di volta in volta cantando e ballando su un brano musicale molto noto, con tanto di adeguata coreografia. La squadra vincitrice parteciperà alla finale dove la giuria (Amanda Lear, Sergio Sgrilli, Jessica Polski) incoronerà l'azienda più «spettacolare».
«Un modo divertente per smitizzare la sacralità dell'ufficio e stimolare chi lavora a mettersi in gioco diversamente — spiega Stefano Orsucci, direttore di Sky Vivo —. Abbiamo lanciato la sfida e subito molte importanti società l'hanno accolta. Perché alla fine siamo tutti impiegati e tutti artisti». «Un'idea bellissima che rientra nella nostra filosofia di valorizzare le passioni di chi lavora con noi — conferma Michele Verna, direttore Risorse Umane di Vodafone —. Un elemento di motivazione e di aggregazione dove non conta il grado ma la personalità. Noi siamo un'azienda di servizio, se i nostri dipendenti sono più soddisfatti lo saranno anche i nostri clienti».
Di scena nella prima puntata del nuovo reality, condotto da Marco Liorni, Vodafone contro Enel. Poi toccherà alla Philips, all'ATM-Milano, all'Unicredit, a Microsoft, all'Henkel, all'Antoniano di Bologna... L'Alitalia, che in un primo tempo aveva accettato, poi vista la situazione poco allegra, ha reputato fuori luogo il canta che ti passa e saggiamente si è ritirata. Intanto, se il programma avrà successo, per le prossime edizioni si pensa di allargare il tiro a enti e istituzioni quali i vigili del fuoco, carabinieri, polizia e persino a frati e monache.
Che di canto, si sa, se ne intendono. D'altra parte, la conferma che stornellare sul luogo di lavoro è ormai tendenza viene da You Tube, dove i video dei maestri cantori del desk si moltiplicano a ritmi allarmanti. Forse per crescente distacco (una volta si chiamava alienazione) da mansioni sempre meno coinvolgenti, forse per ludica protesta contro un'occupazione sempre più precaria fatto sta che le vocazioni dilagano.
E nel prossimo film di Virzì, Tutta la vita davanti, Sabrina Ferilli dirige un call center come fosse la casa del Grande Fratello, tra esibizioni, nomination, espulsioni. Perché in mancanza di realtà tutto ormai è «reality». Sulla porta di uno degli uffici canterini un omino di Altan sintetizza genialmente come va mondo: «Non so da dove vengo, non so chi sono, ma so che voglio andare su You Tube».
Giuseppina Manin
per "Corriere.it"