Sky contro generaliste aspettando che l'Italia impari la lezione Usa
News inserita da: Giorgio Scorsone (Giosco)
Fonte:
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Sky Italia
mercoledì, 14 ottobre 2009 | Ore: 00:00

In Italia oggi esistono due universi di telespettatori, quelli che hanno il satellite (Sky), poco meno di 5 milioni, e tutti gli altri. Per questi ultimi, la fiction non è nient'altro che l'erede del glorioso sceneggiato. Un pezzo importante del nostro costume culturale, ma con un marchio indelebile, che però racconta (quasi) sempre lo stesso ritornello: «italiani brava gente». Dall'altra parte del telecomando, quello che gestisce i canali del decoder, è come se si venisse proiettati in un altro spazio e in un altro tempo. I poliziotti magari sono cattivi (solo negli Stati Uniti, però), i protagonisti possono anche essere delinquenti di borgata (persino in Italia, con Romanzo Criminale), le storie vere essere scelte tra le più nere del nostro Paese (a novembre, su Fox Crime vedremo una fiction sul mostro di Firenze, con Ennio Fantastichini e Nicole Grimaudo, regia di Antonello Grimaldi) o avere come protagonista una pornostar come Moana Pozzi (a dicembre su Sky Cinema).
«La fiction deve avere un ritmo pazzesco, punta a stupire sempre, in ogni puntata, più volte all'interno della stessa puntata. Dipende dalle storie che si raccontano ma molto anche dal modo in cui vengono raccontate». Lo pensa Lorenzo Mieli, amministratore delegato di Wilder, società che dal 2007 produce Boris, un piccolo-grande cult che tornerà con la sua terza edizione a gennaio 2010, e che soprattutto è la prima produzione italiana che ha provato a recepire la lezione americana. «Negli Usa - spiega ancora Mieli - la rivoluzione è partita dalla tv via cavo e, in circa 10 anni, è arrivata anche sui grandi canali generalisti. Da noi sta accadendo lo stesso, almeno spero. Anche perché il vero buco nero della tv italiana, che complessivamente è al livello degli altri Paesi, era proprio la scarsa sperimentazione sulla fiction».
Concorda Giovanni Stabilini, ad di Cattleya, la società che - tra molte altre cose - ha prodotto Romanzo Criminale, la prima fiction italiana realizzata per la pay tv ad essere diventata un fenomeno di costume, «È un processo lento, ma i linguaggi si stanno contaminando e il pubblico si evolve. I grandi committenti, Rai 1 e Canale 5, potrebbero avere più coraggio ma è anche vero che il target delle fiction è "stretto", come si dice in gergo, mentre loro hanno bisogno di grandi numeri. Anche perché gli investimenti sono consistenti e un flop può essere disastroso». Non è stato il caso di Romanzo Criminale, che anzi avrà un sequel l'anno prossimo, sempre su Sky.
Mimmo Torrisi
per "L'Unità"
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