Radiocronista dalla formazione solida, cresciuto sulle orme di Ciotti, Ameri e Martellini fino a diventare per 20 anni la voce della Nazionale, Riccardo Cucchi ha inaugurato la sua nuova stagione professionale alla 'Domenica Sportiva' dove lo ha voluto Gabriele Romagnoli, direttore di Rai Sport.
In un'intervista sull'ultimo numero di 'Prima comunicazione', Cucchi racconta a Franco Recanatesi la sua passione per la musica, per Pavese e come e' diventato un giornalista sportivo. L'occasione si affaccio' nel settembre del 1979, quando - a 27 anni - si iscrisse a un concorso della Rai che selezionava giornalisti praticanti da inserire nel nascituro Tg3.
Quando tocco' a lui, il presidente della commissione, Sergio Zavoli, gli chiese: «Se decidessimo di assumerla, cosa vorrebbe fare?». La risposta immediata fu: «Il radiocronista sportivo». «Bene», ribatte' Zavoli, «simuli una radiocronaca». Cucchi non batte' ciglio, ne aveva fatte a dozzine sul suo Geloso. Invento' su due piedi una fase di Lazio-Juventus e lo fece talmente bene che fu promosso all'istante. «Ma dovra' farsi le ossa in provincia», fu avvisato. Cucchi partecipo' al corso per tele-radiocronisti della Rai, denominato 'Corso di presenza al microfono radio e tivu', cinque giorni a settimana per un mese. Il docente di dizione era il grande attore di cinema e teatro Arnoldo Foa' («Mi ha tolto l'accento romano»), il gestore del ciclo di formazione Aldo Salvo, responsabile della redazione radiocronache, non solo sportive.
Non c'erano steccati, allora. Enrico Ameri racconto' alla radio l'allunaggio dell'Apollo 11, Sandro Ciotti seguiva i viaggi del Papa. Per essere bravi ed eclettici bisognava studiare ed eseguire «esercizi terrorizzanti», come ricorda oggi Cucchi. Tipo: descrivere in pochi secondi una foto; o un filmato; seduti di fronte a una telecamera parlare per un minuto di un tema preciso (a Riccardo tocco' l'ironia'). E ancora: prova di conduzione di un telegiornale («Io la feci in piedi, cosa che colpi' molto Luca Di Schiena, direttore del Tg3»).
«Sono innamorato di questo mestiere e della Rai. Avevo pensato di trascorrere i quattro mesi estivi nella mia casa di Morcella, in Umbria, con Ombretta, ma quando Gabriele Romagnoli (direttore di Rai Sport: ndr) mi ha proposto 'La domenica sportiva' non ho esitato. E leggendo il comunicato dell'azienda che mi definiva 'padre nobile' dei giornalisti sportivi Rai, mi sono commosso».