Motivazioni si, motivazioni no, ormai siamo alla guerra fredda. Di qua il partito del non facciamoci del male, di là quello del sospetto. Dopo aver perso con Toro e Cagliari il meno bollito come al solito è Spalletti: «Le motivazioni sono quei pensieri a livello mentale che ti fanno vincere o perdere».
Convincente anche Cairo: «L'ingorgo salvezza è inquietante perché Milan e Fiorentina erano penalizzate». Excusatio non petita di Mazzarri: «In trasferta la Reggina ha vinto spesso», ma un Cagni sibillino, ripreso a sua insaputa dalle telecamere di Controcampo, gli smonta la tesi: «Ma vai a cagare, tu hai fatto il furbo all'andata».
Excusatio non petita numero 2. Lotito: «A tutto penso, non a mettere striscioni apologetici», lo striscione, già visto qualche mese fa, recitava: «Orgogliosi di Lotito». In effetti all'Olimpico i laziali sono tornati, Lotito lo sottolinea senza enfasi: «Giornata magistrale, antesignana di un calcio nuovo».Se sbagli l'insulto più feroce è: «Meriti la Rai», se ti dimostri all'altezza ti propongono sul campo per il Pulitzer.
Estremi in tutto questi di Sky. «100% calcio» è un rivoluzionario programma di culto, il culto di sé. La presentazione del casting di Sandro Sabatini un'endovena di modestia. «Mi rivolgo ai giovani: basta questo minuto e mezzo del nostro Ferri per capire come si fa giornalismo».
Persuasivo Sabatini, sciolto e disinvolto, ogni sua parola è un gol. Nella speranza di carpirne i segreti, due professionisti navigati come Ordine e Ravezzani studiano nei dettagli il prototipo satellitare del reporter post-moderno.
Cambio scena: «Ecco Impallomeni, ieri una promessa del calcio, oggi un fuoriclasse della tv». Ammirati ma comprensibilmente depressi, in studio Ordine e Ravezzani accusano un calo di pressione, tipico dei sopravvissuti.
Apoteosi autocelebrativa alla porta: Anna Billò è un'icona mariana, una di quelle che incroci nei conventi delle Orsoline, ma il torbido Sabatini la vede già in tacchi a spillo e giarrettiera: «Se il Genoa va in A Anna farà uno spogliarello». Anna abbassa lo sguardo ma evita l'incidente diplomatico: «Ma Sandro, non ci sarebbe niente da vedere».
Elio Pirari
per "La Stampa"