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Falso documentario, la tv inglese ITV nella bufera

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Fonte: Il Giornale & Il Secolo XIX

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Televisione
  giovedì, 02 agosto 2007
Doppia ondata di polemiche in Gran Bretagna per il film-documentario sugli ultimi giorni di vita di Malcolm Pointon, morto a 63 anni dopo aver combattuto a lungo contro l'Alzheimer. Un coro di critiche si è levato contro il canale ITV che ha deciso di mandare in onda in un'anticipazione quella che sembrava essere la morte del celebre musicista e compositore, circondato dai familiari mentre esala l'ultimo respiro. Ma l'uomo, si è appreso, non è morto in quell'istante, ma tre giorni dopo, anche se lo spot del documentario lasciava intendere il contrario.
 
E la stessa scelta di far vedere l'agonia sul piccolo schermo ha suscitato reazioni indignate: «La morte di un uomo non è uno spettacolo per la tv», ha titolato il quotidiano britannico Times.
«Nel film non si vede Malcolm morire. Ma il dilemma etico circal' opportunità di trasmettere le immagini in tv in questo caso non esiste», ha puntualizzato il fratello del protagonista, Graham Pointon. Ed è stata proprio la precisazione di Graham a rilanciare la bufera sui programmi truccati e i reality fasulli, che già da un mese sconvolge il panorama televisivo del Regno Unito. Dopo le pubbliche scuse della Bbc per aver fatto intendere in uno spot montato maliziosamente che la regina Elisabetta II avesse abbandonato una sessione fotografica in uno scatto d'ira e lo scandalo dei concorsi telefonici truccati a danno dei telespettatori, anche l'emittente Itv ha ammesso di aver ingannato il proprio pubblico spacciando il documentario prodotto da Paul Watson come qualcosa che in realtà non è. L'anziano musicista non era morto, come volevano far credere i produttori, ma era semplicemente incosciente. Anche se da quel momento in poi il signor Pointon non ha più ripreso conoscenza, il canale tv è ora sotto accusa per aver manipolato la realtà a fini di audience. «Avevo chiesto a Itv di aggiungere qualche parola per spiegare che l'ultima scena non faceva vedere la morte di Malcolm», sì è difeso l'autore del documentario, Paul Watson. Che ha detto di essere soltanto «il capro espiatorio» della situazione e che il suo progetto, durato undici anni, è stato rovinato in pochi secondi.
 
Enrico Mentana, giornalista e anchorman, interpellato a proposito dello scandalo ha detto: «Tutto può avere o meno un senso: i paletti sono diversi a seconda del tipo di programma e del pubblico al quale si rivolge. Se quella trasmissione si iscrive in una ricerca, in un filone di restituzione alla realtà dei suoi connotati anche meno guardabili, ha un senso; se è solo un lampo nell'estate, senso ne ha molto meno».
 
Articolo estratto da
"
Il Giornale" (02/08/07) e
"Il Secolo XIX" (02/08/07)

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