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Renzo Arbore: 'Io in tv? Meglio suonare'

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Fonte: Avvenire

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Televisione
  sabato, 04 agosto 2007
Renzo Arbore«Alcuni dirigenti della Rai pensano che io con la televisione abbia ormai detto la mia e che me ne stia accucciato con la musica, come se fosse solo un nobile ripiego. A questi signori dico invece che io non spreco la creatività per questa degenerata tivù. Per ora le mie idee me le tengo chiuse nel cassetto, aspettando un nuovo corso. Ma di sicuro non è questa la tivù del futuro». Alle spalle l'autoesilio di un mese e mezzo fa in Madagascar, per sfuggire alle "celebrazioni" dei suoi 70 anni («mi sono eclissato come fece il mio amico Boncompagni»), Renzo Arbore torna a calcare l'amato palcoscenico con la sua Orchestra Italiana e quella Napoli le cui canzoni da più di tre lustri gli han fatto conquistare mezzo mondo, Cina compresa.
 
Dopo l'anteprima all'isola di Malta sabato scorso, stasera lo showman avvia un lungo tour peninsulare da Terracina a Sanremo (il 22 settembre). Un atteso bagno di folla. Ma è sempre la tv, sua croce e delizia, a tormentarlo come le sirene di Ulisse.
 
Arbore, ma com'è che nessuno le riserva un posto di riguardo in palinsesto?
«Sono io che non voglio avere a che fare con questa tv fatta di espedienti. Eppure certi dirigenti vogliono farci credere che sia moderna, fingendo di non accorgersi della crescente fuga di telespettatori».
 
Cos'è che allontana sempre più il pubblico dalla tv generalista?
«Troppe prime serate di assoluto squallore. C'è gente che non sopporta più certo l'intrattenimento ad esclusivo uso dell'Auditel. Non è nemmeno tv "trash" (come quella di Funari), questa è tv "cheap", da quattro soldi. Una tv piccola e meschina che mitizza personaggi senza alcun talento. Uno squallido gossip di provincia. Ma è uno specchio d'Italia fasullo. La gente, per fortuna, è migliore di come la tv vuol farci credere».
 
Così lei preferisce continuare a darsi alla musica.
«E incontrare la gente. Quando mi sento dire che i 30 euro per il concerto sono stati soldi spesi bene, per me è una enorme soddisfazione. Stare tre ore sul palco con i miei amici musicisti poi fa bene all'animo e al corpo. Alla mia età è una ginnastica meravigliosa».
 
Da neosettantenne, nell'inevitabile bilancio, di che cosa potrebbe rammaricarsi?
«Come artista, onestamente di nulla. Come uomo, invece, mi rammarico di aver fatto troppo l'artista. Ho trascurato la vita personale, la dimensione sentimentale a vantaggio del mio lavoro. Che mi ha certamente appagato. Ma ora sento sempre più il bisogno di affetti profondi, dell'amore della famiglia. Comunque nella vita si deve avere il coraggio di scegliere. E la carriera dell'artista, un po' girovago come me, mal si accompagna con le responsabilità familiari».
 
Una volta almeno, come cantava a «Indietro tutta», era la tv il suo focolare...

«E per fortuna non lo è più. Almeno finché la tv continuerà ad essere così distruttiva. Ma io che ho studiato la filosofia di Vico, confido nella teoria dei cicli storici. Anche la tv rinascerà. Dopo aver toccato il fondo, tornerà ad avere qualità e buon gusto. Allora, chissà, potrei tornarci anch'io».
 
Massimo Iondini
per "Avvenire"

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