Tante novità: dall'assenso del Ministero sul trading delle frequenze all'accesso alla rete a banda larga per i servizi "non lineari". Dall'ok alle tv di strada alla numerazione riservata alle tv locali dei canali digitali terrestri. E, non ultima, la vendita entro un anno nei negozi esclusivamente di apparecchi televisivi digitali. C'è anche una delega al Governo sui diritti di fiction e film.
Il disegno di legge Gentiloni sulla transizione al digitale è uscito con diverse novità dall'esame in commissione, anche se l'impianto è rimasto sostanzialmente immutato.
ll provvedimento sembrava destinato a finire nelle sabbie mobili parlamentari. È arrivata la commissione Ue a imporne all'Italia l'approvazione entro due mesi (altri due possono essere richiesti dal Governo), per evitale il deferimento alla Corte di giustizia e la successiva sanzione.
Le commissioni Trasporti e Cultura di Montecitorio si erano mosse con tempismo e hanno accelerato: sono stati approvati i primi tre articoli degli otto della legge (pari a due terzi degli emendamenti presentati) e ne sono stati aggiunti due. Ecco le principali novità.
Restano invariati il termine del 30 novembre 2012 per il passaggio al digitale (nell'articolo 1) e la soglia del 45% del fatturato pubblicitario televisivo (nell'articolo 2, nel quale non mancano novità).
In fase di prima applicazione, l'Autorità per le comunicazioni deve indicare entro tre mesi chi supera il 45% e richiedere, entro altri tre, la riduzione dell'affollamento orario.
O, in alternativa - si dice ora: «All'esito dell'accertamento» (e non in qualsiasi momento) il trasferimento di un'emittente analogica su una o più piattaforme «diverse». Inserita una terza opzione: togliere la pubblicità da una rete. A regime, i tempi sono più lunghi.
Molte le novità nell'articolo 3, il "cuore" del disegno di legge.
Entro sei mesi, e non più entro un anno dall'approvazione della legge, andranno restituite allo Stato le frequenze ridondanti (con un'altra dello stesso operatore) per almeno il 95% del relativo bacino. Il trading delle frequenze, poi, deve avvenire nel rispetto dell'articolo 14 del Codice delle comunicazioni elettroniche: occorre quindi l'assenso del Ministero delle Comunicazioni. Il trading resta vietato a chi ha più di due reti analogiche.
Il trasferimento in digitale di una rete analogica di Rai e Mediaset viene anticipato a nove mesi: tre per approvare il progetto e sei per predisporre impianti e palinsesti. Il trasferimento della proprietà di una rete eviterebbe l'operazione.
Le frequenze "ancora" disponibili dopo tale operazione e quelle ridondanti, saranno messe in gara pubblica. Un terzo della capacità trasmissiva dovrà essere riservata alle emittenti locali (che possono continuare a vendere frequenze analogiche, avendo la capacità digitale garantita per legge!).
Sugli emendamenti relativi a Europa 7 e alle tv nazionali che non coprono l''80% del territorio, servirà un chiarimento su quel «fatti salvi preliminarmente (alla gara pubblica, ndr) i diritti acquisiti» da questi soggetti.
Si amplia il diritto di accesso alla banda larga: un emendamento Fi-An obbliga Telecom Italia a offrire l'accesso a tale infrastruttura non solo ai servizi lineari (come i canali tv) ma anche a quelli non lineari (come il video-on-demand e non solo).
Via libera alle tv di strada, con un impianto di 5 watt di potenza massima, senza pubblicità e senza spazi per i politici (per evitare le tv di "sezione" o elettorali).
Le tv locali hanno un terzo della capacità trasmissiva garantita anche all'interno del 40% riservato a soggetti indipendenti dal gestore dei multi-plex dei maggiori operatori. Non solo: un emendamento riserva loro un terzo della numerazione da 1 a 9 nei programmi digitali terrestri.
La 7 sarebbe esclusa dai primi nove programmi, quelli memorizzati sul telecomando, a tutto vantaggio di Rai e di Mediaset. E ha protestato. Né, però, si possono relegare le tv locali intorno al ventesimo posto, come ha rischiato di finire nella trattativa in corso tra gli operatori.
La novità maggiore è forse quella sugli apparecchi televisivi: entro un anno si potranno acquistare solo quelli che integrano un sintonizzatore digitale. In un mercato dove si vendono cinque milioni di apparecchi l'anno, dopo tre mesi produttori e rivenditori dovranno apporre un'etichetta su quelli "analogici", dove si spiega la loro impossibilità di ricevere (senza decoder) la tv digitale. Dopo nove mesi i produttori non potranno più consegnarli ai rivenditori.
Marco Mele
per "Il Sole 24 Ore"