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Tutti e quattro questi personaggi hanno in comune il fatto che la magistratura si sia interessata di loro, per reati più o meno gravi. Su tutti il giudizio penale è sospeso: quello morale un po' meno. Eppure per loro è scattata quella solidarietà tutta italiana per i furbi, gli ingegnosi, i dritti, quelli che la mettono in tasca a tutti gli altri. E' il fascino tutto e soltanto nostro per chi è riuscito a fregarci, un'aura di santa impunità che ci fa meravigliare e anche, speriamo, un po' rabbrividire.
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Corona in un caso è già stato assolto dall'accusa di estorsione. Ma dal punto di vista morale è difficile non sentirsi in imbarazzo di fronte ai suoi mercanteggiamenti di foto con persone che erano stata colte in momenti di debolezza...
«Fabrizio lo conosco bene perché era figlio di Vittorio, un giornalista di cui ero grande amico. Certo non è un esempio da additare a tuo figlio, da dirgli: da grande diventa come lui. Però credo che adesso sia vittima di se stesso, del personaggio che si è ritagliato addosso. Sta ricoprendo un ruolo da cui non riesce più a spogliarsi. Come quando va alle inaugurazioni degli shop center e purtroppo è attorniato da stuoli di ragazzine che lo adorano. Si è messo in un angolo da cui non riesce più a uscire».
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Il mondo dello spettacolo però è cambiato radicalmente da qualche decennio fa. Pensiamo alla vicenda di Walter Chiari e Lelio Luttazzi: per quanto finita in nulla, li travolse in pieno e li spazzò via dallo spettacolo solo perché la gente non riuscì a perdonarli...
«Ha ragione, soprattutto per quanto riguardava Lelio. Lelio ebbe la vita distrutta da quell'accusa in cui non c'entrava niente. Ha abbandonato le scene, e soprattutto il pianoforte, per 40 anni. Non ha quasi più voluto uscire di casa. Solo di recente siamo riusciti a convincerlo a tornare a esibirsi, ma a più di 80 anni, non dimentichiamoci quello che ha passato, un'esistenza davvero distrutta. E' vero: la sua vita è stata rovinata perché, seppur innocente, c'era l'ignominia della gente, la vergogna, la condanna, una vera e propria morte civile decretata dall'opinione pubblica. Rispetto a oggi una differenza abissale. Per Walter Chiari fu diverso perché lui aveva un animo più ribelle e riuscì a reagire».
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Ma in quale momento è cambiato in questo modo così clamoroso il mondo dello spettacolo? Quale è stato il punto in cui i valori si sono rovesciati? In cui i cattivi sono diventati i buoni e i buoni vengono visti come gente un po' scema?
«Secondo me il punto di svolta è stato la proliferazione delle reti televisive. C'è stato bisogno di avere tanto prodotto per attirare tanto pubblico, e poi è stato necessario scuoterlo con spettacoli sempre più forti... è vero, prima c'era il torpore democristiano un po' bacchettone. Ma qui siamo passati dalle calzamaglie imposte alle Kessler al nudo integrale, ed è stata una corsa molto veloce. Il problema è che oggi devi fare venti varietà a settimana e allora scopri che anche la Loredana Lecciso ha delle qualità artistiche, il che mi sembra eccessivo...».
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Inviterebbe mai qualcuno di questi personaggi - Giampiero Fiorani, Luciano Moggi, Lele Mora o Fabrizio Corona - in una delle sue trasmissioni?
«Se fosse necessario a raccontare al pubblico le ragioni di un fenomeno oppure le ragioni di un personaggio, allora sì. Certo non dovrebbe essere per assolverli o addirittura per incensarli come purtroppo è accaduto in alcune trasmissioni televisive. Più di tutti, lo confesso, mi incuriosisce la parabola di Fiorani. Non dimentichiamoci che ha tentato la scalata all'Antonveneta e per questo corteggiava Fazio, andava insieme con lui tutte le mattina a Messa, si batteva il petto insieme con lui... perché come sapete Fazio va a Messa tutte le mattine. Ebbene: vedere un tipo così, che frequentava i salotti silenziosi e compassati dell'alta finanza, vedere uno così, dicevo, che ora si scatena al Billionaire, che si fa fotografare con Costantino, che fa strage di cuori... be', la sorpresa è stata davvero grossa. Uno sbracamento del genere era impossibile da immaginare. Mi incuriosisce molto l'aspetto umano e direi psicologico. Non credo che sia una cosa avvenuta così, che sia stata una decisione solo per farsi notare, perché era l'unico modo per sopravvivere, sono convinto che ci deve essere dietro qualcosa di più profondo. Mentre con Corona tutto è più prevedibile, in fondo faceva il fotografo, e per Mora idem, mentre Moggi ha sempre fatto solo e soltanto se stesso, con Fiorani è diverso, con lui il salto della quaglia è stato più clamoroso. Lui lo intervisterei volentieri, però si dovrebbe arrivare a una conclusione, a un senso finale, intervistarlo solo per fare audience non mi interessa, per fortuna posso fare audience anche in modo più dignitoso. In fondo si può continuare a fare della buona tv».
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Piero Degli Antoni
per "Nazione-Carlino-Giorno"
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