Farà ancora molto discutere lâintervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla presenza dei politici in televisione e il loro ricorso alla âpasserellaâ negli studi tv. Non è un attacco diretto al mezzo televisivo quello del capo dello Stato, ma al modo con il quale la politica trascura altre forme di rapporto diretto con i cittadini a scapito delle istituzioni. Del resto bisogna anche dire che il rapporto tra tv e Quirinale non è mai stato idilliaco.
E che vi è stato un tempo in cui il Quirinale ha rappresentato lâago della bilancia nella concorrenza tra trasmissioni televisive, riuscendo persino a battere il calcio. à accaduto con Francesco Cossiga ai tempi del suo settennato presidenziale.
Nel giugno del 1991, allâindomani del referendum sulla preferenza unica, infatti, lo stesso Cossiga tenne unâintervista trasmessa lunedì 10 dalle tre reti Rai: venne vista da 9.902.000 telespettatori, superando di gran lunga lâascolto della âsoapâ Beautiful (sette milioni), della partita Italia-Danimarca, trasmessa mercoledì 12 giugno del 1991 su Raidue e della sintesi Italia-Urss, trasmessa domenica 16 giugno su Raitre.
Solo la partita Norvegia-Italia, trasmessa mercoledì 5 su Raidue superò, con 11.502.000 telespettatori, lâascolto raggiunto da Cossiga. Oscar Luigi Scalfaro, invece, è passato alla storia come il primo presidente della Repubblica che ha pianto in diretta televisiva. à accaduto nel corso del messaggio di fine anno del 31 dicembre 1992.
Qualche giorno dopo Scalfaro si giustificò per quella âdebolezzaâ: âà vero, mi sono emozionato davanti alle telecamere. E sapete perché mi è successo? Perché da quando sono presidente ho assistito a grandi sofferenze, davanti a me, dal vivo, alla mia scrivania, e ho ricevuto innumerevoli lettere di persone delle fedi più diverse, colpite in egual misura dai patimenti più gravi e che mi dicono: presidente, lei deve aiutare lâItalia a rinascereâ. Â
La tendenza a mettere sotto accusa la televisione nasce con Carlo Azeglio Ciampi. Anche se a cominciare lâattacco alla televisione ci ha pensato sua moglie Franca affermando che la televisione âè deficienteâ e invitando i giovani âa leggereâ invece di stare sul piccolo schermo (premio Grinzane, 27 novembre 2001).
Nonostante le critiche di Franca, il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi telefona alla trasmissione Buona domenica per invitare Marco Pannella e il deputato della Margherita Roberto Giachetti a smettere di fare lo sciopero della fame per la mancata nomina di due giudici della Corte costituzionale.
Nel corso della diretta del 21 aprile del 2002 su Canale 5 Ciampi annuncia quindi un suo messaggio alle Camere: âAlcuni giornali oggi hanno fatto riferimento allâipotesi di un mio messaggio. à una possibilità , a me ben presente, nel caso di deprecabili, ulteriori ritardiâ. Ma le critiche della signora Franca fanno breccia al Quirinale.
Il 27 aprile del 2004 Carlo Azeglio lancia critiche alla tv dopo le polemiche sullâagghiacciante intervista realizzata da Paolo Bonolis con il serial killer Donato Bilancia durante la trasmissione Domenica In: âI cittadini chiedono sempre più informazione su modelli e comportamenti positivi, dâimpegno sociale, nobiltà dâ animo, dedizione al prossimo, sentimentiâ, avverte. E sono âstanchiâ di negatività , ansia e preoccupazioni âdiffuse in tutti gli spazi dellâinformazione. Tutto deve essere raccontato senza censure o autocensure se non quelle poste da circostanze professionali e umane".
Lâanno dopo Ciampi ribadisce le sue critiche a Cremona, attaccando frontalmente la tv âspazzaturaâ: âNon si può delegare agli altri la trasmissione di principi-guida validi per tutta lâesistenza. à bene che lo ricordino i padri di famigliaâ (6 dicembre 2005). Giorgio Napolitano lascia intendere agli esordi del proprio mandato che la televisione non gode della sua stima anche perché ha il demerito di penalizzare altre forme di comunicazione e di spettacolo accusando i âpubblici poteri e anche televisione e radio di non aiutare il teatroâ.
Nel corso della cerimonia per la consegna di un premio teatrale, il capo dello Stato spiega ad alcuni artisti: âIl piccolo schermo ha accresciuto la popolarità di molti di voi, ma forse non ha contribuito come avrebbe potuto e potrebbe a diffondere nel grande pubblico lâamore per il teatroâ¦â. Oggi è toccato alle istituzioni curarsi le ferite dai danni della televisione.
Articolo tratto
da "Il Velino"
del 24/9/07