La Rai propone che il canone sia pagato insieme alla bolletta elettrica. Una proposta in tal senso, sul modello greco, dove l'evasione è scomparsa, sarà presentata come emendamento alla Finanziaria 2008, «anche se non ci hanno assicurato nulla», sottolineano il direttore generale Claudio Cappon e il presidente ClaudioPelnioùfdi
Il Piano industriale è diviso in tre parti: il futuro della televisione, il posizionamento della Rai e le linee di sviluppo strategico nel prossimo triennio. Nel posizionamento, la Rai si misura con gli altri servizi pubblici europei. Rispetto ai quali, ha una maggiore quota di ascolto: 44% medio giornaliero rispetto al 34% di France Television e al 32% della Bbc e al 41% di Ard e Zdf. E un debito finanziario di lungo periodo inferiore, di soli 4,1 milioni nel 2006 rispetto ai 34,6 della Bbc e ai 182 di France Television.
Il punto debole è proprio il canone: nel 2005 ammontava a 1,5 miliardi di euro rispetto ai cinque della Bbc e ai quasi sette delle tv pubbliche tedesche. «Al contrario di quanto si dice -sottolinea Cappon - è la pubblicità che finanzia i nostri programmi di servizio pubblico e non il contrario: mancano 296 milioni di risorse pubbliche nel 2006, per coprire i costi dei programmi di servizio (pari a oltre due miliardi di euro, ndr), certificati da un advisor su mandato dell'Autorità per le comunicazioni».
L'evasione costa alla Rai circa 450-500 milioni di euro, con un tasso del 25% rispetto a una media europea del 10%: è questa la posta in gioco dell'inserimento del canone nella bolletta elettrica. Recuperando l'evasione, la Rai è favorevole a sgravi per le persone anziane e disagiate.
Lo scenario inerziale, «proiettando i tre anni passati sul prossimo triennio» vede il canone aumentare con l'inflazio-stazionaria. Negli ultimi anni i ricavi sono cresciuti del 2,9% mentre i costi e gli ammortamento a un ritmo del 43% annuo. Da qui la previsione inerziale di una posizione finanziaria netta negativa di quasi 500 milioni a fine triennio, con perdite vicine ai 200 milioni negli anni pari, per il costo dei grandi eventi sportivi, e di no nel 2009.
La Rai sul mercato non presidia i giovani, come fanno Sky e di Italia 1 e ha un'audience che invecchia più della concorrenza: l'età media di chi segue Rai 1 è cresciuta dagli oltre 49 anni nel 2000 a oltre 53 nel 2006 mentre quella di Canale 5 è stabile a 43-44 anni e quella di Italia 1 scende, nello stesso periodo, da quasi 40 anni a 36 e mezzo.
Quanto alla produzione interna, la Rai mantiene una quota (il 75% delle ore di prima trasmissione) superiore alle tv pubbliche europee ma essenzialmente su attività a basso valore aggiunto e non caratteristiche del business.
L'azienda ha una struttura complessa, con n testate informative, contro l'unica di Bbc e Zdf mentre al direttore generale riportano direttamente 49 strutture contro le 12 della Bbc, le u di Zdf e le nove di France Television.
Tra le azioni in positivo il controllo integrato sul palinsesto, differenziando il posizionamento e l'identità delle tre reti. Più produzioni saranno localizzate al Nord, dove la Rai ha una quota di audience inferiore alla media (41,7% contro 43,7%).
Non solo: «L'80% degliinvestimenti per ammodernamenti (82 milioni, ndr) nel triennio saranno concentrati a Milano e Torino», aggiunge Cappon. La valorizzazione di RaiWay dovrà ridurne il costo di servizio per Rai e far recuperare risorse finanziarie, mantenendo la quota di maggioranza al gruppo pubblico.
Sui costi - dal 2007 al 2010 -quelli di reti e testate dovranno ridursi del 2%, quelli in cinema e fiction del 3,3%, la produzione tv del 2,2% mentre la i costi della nuova offerta digitale aumenteranno del 26%.
Marco Mele
per "Il Sole 24 Ore"