Nove milioni più che a un boom (figuriamoci) somigliano assai al semplice zoccolo duro di appassionati del Molleggiato in tv (compresi quelli che lo guardano indignati per vedere dove vuole arrivare): un Celentano che si era congedato l'ultima volta insieme a Benigni davanti a sedici milioni di telespettatori.
Quindi se proprio bisogna accanirsi sul tema occorre dire che, se Celentano è sempre il top televisivo, allora si conferma che la tv generalista, ormai da tempo, vivacchia di ascolti orribilmente ridotti rispetto al passato.
Ormai si "vincono le serate" anche con quantità e percentuali che una volta avrebbero fatto gridare al flop, in quello che appare un processo irreversibile. Tanto il sistema regge lo stesso, per ora.
Non solo: quello che ormai riescono a inventarsi i responsabili di molti programmiper aggirare l'Auditel ha del fantascientifico: l'altra sera su alcune reti hanno mandato una finta sigla appena su Raiuno è finito Celentano e sono ripartiti con una seconda parte che ha fatte ovviamente più ascolti e che i curatorisi premureranno di indicare come il risultato vero del programma. Trucchetti simili ormai sono di moda ovuncue: per dire l'attendibilità dell'intera questione.
In tutto questo, il caso di Raiuno è particolare: punta su Celentano e sull'imminente Benigni per alzare di colpo l'ascolto di due serate e offrire così una media decente sull'intera stagione, segnata da momenti pessimi (il caso del sabato sera è da film horror): e questa cosa da marketing di scuola materna la chiamano strategia televisiva, e funziona così e non solo a Raiuno. Giusto per far contento Celentano, che ne esce comunque vincitore e torna a guardarsi la brutta tv per scoprire se il peggio può avere una fine.
Antonio Dipollina
per "La Repubblica"