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Cosa comporta la trasformazione antropologica di cui parla?
«Che si è perso il criterio di distinzione tra bene e male e lo si è sostituito con quello di notorietà -anonimato, dove per notorietà si intende tutto ciò che è positivo, indipendentemente dal motivo, e che produce denaro, valore. Mentre l’anonimato è il mondo dei consumatori, dei portatori dei valori legati alla ricchezza e che rappresentano il terreno costruito affinché le persone note possano essere influenti. E tutto questo grazie alla combinazione tra Tv, Internet e la logica del mercato».
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Su questo terreno si inseriscono gli spot interpretati da Ahmetovic?
«Certo, perché la morale è collassata di fronte all’economia. Non c’è più differenza tra bene e male ma solo questo: persone note come testimonial e gente curiosa che comprerà il prodotto».
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Era un’opportunità per il ragazzo che ubriaco ha investito e ucciso quattro ragazzi marchigiani o solo un paradosso, una provocazione?
«Era una vera opportunità . E’ il denaro l’unico generatore simbolico di tutti i valori e se un personaggio, per quanto negativo sia, può far guadagnare, lo si usa, nel cinismo più assoluto».
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Eppure c’è ancora chi non è così drammaticamente fagocitato dal denaro.
«E sono le persone più a rischio. Chi non crede nel denaro è emarginato da questa società , è a rischio di crisi depressive perché se non hai soldi e non sei noto hai anche dei problemi sulla tua identità ».
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Un altro fenomeno sconvolgente è l’interessamento che riscuotono giovani donne omicide, dichiarate o comunque indagate, come Erika De Nardo e Amanada Knox. Ricevono lettere d’amore tutti i giorni...
«Vengono premiate perché hanno avuto la forza di uscire dall’anonimato. L’amore, si sa, è da sempre affascinato dal potere e quale potere più grande c’è di quello di finire tutti i giorni sui giornali?»
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E questo vale per Amanda che nell’ultimo mese ha monopolizzato la stampa e la televisione. Ma ormai sono anni che Erika è scomparsa. Resta nella mente dei giovani che contuinuano a scriverle.
«Con quelle lettere stanno dicendo: Erika, tu hai avuto la forza di uscire dall’anonimato e per questo io ti considero un semidio. Se sei diventata così nota, avrai per sempre il mio amore».
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Lo scenario è drammatico. Non si può tornare indietro?
«No, perché l’Occidente ha il denaro come valore assoluto. Tutto il resto è insignificante. Il ragionamento è questo: noi occidentali siamo privilegiati per la nostra ricchezza che però deve mantenersi tale affinché il nostro primato non venga intaccato. Anche il razzismo entra in questa logica. Si dice che si temono le culture diverse, le “differenze†che potrebbero destabilizzare la nostra società . In realtà si tratta solo della paura che i poveri del mondo possano erodere la nostra ricchezza».
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Eppure nel suo ultimo libro lascia una porta aperta ai giovani di oggi.
«Solo a quelli che scopriranno le loro capacità e le faranno fiorire. Ma il compito non è semplice perché dovranno per prima cosa conoscere se stessi e in questa società non hanno strumenti per farlo».
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Scuola e famiglia?
«E’ questo il problema. Platone metteva l’educazione al primo posto. Ora è del tutto scomparsa».
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E la religione?
«Insegna a conoscere Dio, non se stessi».
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Elena Castagni
per "Il Messaggero"