Il segnale c’è e indica che la situazione non è buona, per dirla alla Celentano. Non parliamo di qualità (per carità, ci sarebbe da riempire un lungo catalogo dei dolori), ma piuttosto di numeri visto che siamo entrati in tempi di bilanci.
La tv è già in ferie, nel senso che il periodo di garanzia invernale si è chiuso sabato scorso. Vuol dire che i programmi di peso sono già stati tutti sparati e che ora si andrà avanti di conserva, fra spermentazioni, qualche replica, qualche titolo da magazzino e via dicendo. Insomma, quello che doveva succedere è già successo. Ed ecco cosa è successo.
Primo: Raiuno ha perso, sia pure di un soffio (22,5 contro 22,66 di Canale 5). Più che la sconfitta in sè conta il modo in cui è arrivata. L’ammiraglia Rai viene da sette vittorie ininterrotte (stando alle sue ”garanzie” che differiscono per date da quelle di Mediaset) solitamente utilizzate come paravento per mascherare i guai, pur evidenti, della tv pubblica.
Stavolta ha dovuto lasciare strada alla concorrenza nonostante gli exploit di Celentano e Benigni (con tutto ciò che sono costati), sparati proprio sul filo di lana, e nonostante gli allungamenti dei pacchi. Affari tuoi (prodotto Endemol-Mediaset) è diventato una sorta di cintura di salvataggio per la prima serata del servizio pubblico, spesso allungata oltre le 21.30 (ma non aveva lanciato la stessa Rai, per bocca del suo direttore generale Cappon, l’appello a non partire troppo tardi con i programmi serali?). E senza quella ”cintura” i guasti sarebbero ancora più evidenti perché i prodotti di prima serata che non hanno funzionato sono parecchi a cominciare dai varietà.
Secondo: la tv nel suo complesso, generaliste e satellitari, perde quote di pubblico. Siamo nell’ordine dell’1,9 per cento, vale a dire circa mezzo milione di telespettatori. Ovviamente, guadagnando Sky, il calo è più sensibile per le reti tradizionali. Mentre La7 che, pure, ha fatto molti sforzi produttivi e ha goduto di ampia risonanza mediatica, è ferma al palo in prima serata e scende di uno 0,1 in seconda.
Terzo: sia Raiuno (meno 0,6) che Canale 5 (meno 0,3) scendono (parliamo sempre di primaserata) rispetto alla garanzia autunnale di un anno fa peraltro già in discesa. Per la Rai il dato è accompagnato da un invecchiamento sempre più pronunciato del suo pubblico che si accompagna alla crisi della raccolta pubblicitaria (il piano industriale presentato da Cappon recentemente parla di una perdita del 20 per cento dal 2000). Insomma, tutto lascia pensare che sia l’ora di intervenire pesanemtne sul prodotto. Ma c’è la forza per farlo?
Marco Molendini
per "Il Messaggero"