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Calano gli abbonamenti alla Rai ma non gli spot dice l'Istat

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Fonte: Avvenire

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Televisione
  giovedì, 13 dicembre 2007

Siamo inondati da circa 60mila ore di trasmissioni l’anno: circa la metà sono offerte da Mediaset e La7, mentre il resto arriva dalla Rai, che ne produce quasi 26 mila in chiaro, con una cospicua fetta dell’8,1% destinata alla pubblicità.

Ma gli abbonamenti al servizio televisivo pubblico risultano in calo e soprattutto al Sud le famiglie che pagano la tassa sono veramente poche: in quell’area infatti l’incidenza degli ab­bonamenti sulla popolazione arriva a 228 ogni mille residenti, mentre al Nord il tributo lo pagano in 312 su mille. Pa­rola di Istat che ieri ha diffuso l’Annua­rio 2007 al cui interno, tra l’altro, ven­gono offerti parecchi dati sulle trasmis­sioni televisive dei maggiori network nazionali.

Nel 2006 il numero di abbonamenti sot­toscritti
alla Rai sono stati 16,4 milioni risultando in calo dell’1,4% (quasi 240mila in cifre assolute) rispetto al­l’anno precedente. Dunque notizie po­co confortanti per la tv di Stato, che e­videntemente, oltre a non riuscire a re­cuperare evasori del canone, ne perde anche. Forse stufi di tanta pubblicità (circa 2000 ore l’anno su un totale di 25mila ore trasmesse dalla Rai), come ci rimprovera Bruxelles che proprio in questi giorni ha segnalato l’eccesso di spot sulla tv italiana. E che gli evasori siano numerosi si deduce dal numero delle famiglie italiane, che come noto sono poco sopra i 23 milioni. Conside­rando che non c’è praticamente casa senza almeno un apparecchio tv, gli ab­bonamenti che mancano all’appello so­no davvero tanti.

La Rai comunque non si scoraggia e, fe­dele alla sua mission principale, nel pa­linsesto inserisce programmi informa­tivo- culturali e di pubblica utilità (dun­que anche per chi non paga il canone) che coprono il 43,8% della program­mazione totale. Rai Uno e Rai Tre fanno di più rispetto a Rai Due, giungendo al 49,1%. Pri­mo e secondo canale, poi, pro­grammano molti film, 19% e 12% rispettivamente, contro il 6% della programmazione to­tale del terzo canale. Su Cana­le 5, dove comunque sono ben
presenti trasmissioni informativo-cul­turali, si osserva la presenza di un mag­gior numero di ore dedicate ai generi varietà, reality, tv movie, quiz e talk­show. 

Che gli spettatori, infine, gradi­scano maggiormente le trasmissioni dove gli interpreti sono persone nor­mali si deduce dalla contrazione su Ca­nale 5 delle ore programmate di varietà (-3,5%) dove gli attori sono dei profes­sionisti a favore del genere
reality   (+2,3%) e dei quiz (+1,8%) dove trionfa invece l’uomo qualunque.

I dati Istat 2006 mostrano un calo di paganti (-1,4%) e 2000 ore di pubblicità su 25.000 trasmesse dalle reti pubbliche

Bruno Mastrogiacomo
per "L'Avvenire"

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