Giacca rossa «color sipario, ma anche color Babbo Natale» Renzo Arbore ha guidato i suoi terroni alla conquista di Milano. Sedici giovanotti di belle speranze (musicali) tutti rigorosamente del sud (il più nordico è marchigiano) che si dilettano con il loro capobanda a rivisitare i classici napoletani perché, come dice Renzo, «queste sono le più belle canzoni del mondo». E, alla fine, anche i milanesi gli hanno dato ragione con un applauso da cinquantamila («ma ho sentito - dice Arbore - oltre alle mani meneghine, anche quelle di extracomunitari e di leghisti autentici») in una notte fredda e di spirito unitario con tutti a cantare O mia bela madunina in salsa meridionale (con tanto di mandolini) e Jannacci ospite sul palco) ma anche e romanescamente Tanto pe’ canta.
Chiude, dunque, in musica l’anno dello showman che ha detto no alla tv che non gli piace (ma ieri sera è andato ospite da Fazio, uno che fa la tv giusta). Un anno vissuto musicalmente con la sua Orchestra italiana che ha battuto il paese da Sud a Nord, mentre già si annuncia, con il 2008, un’ulteriore scorribanda in terra d’America.
Renzo, ma davvero non ne vuol sapere più di televisione?
«Se mi vogliono, mi devono corteggiare e coccolare. E devo notare che, in questo periodo, la radio è stata molto più generosa e riconoscente verso di me di quanto non sia stata la tv. Se non ci fosse Radio Rai, che manderà in onda il concerto milanese nella notte di Natale, difficilmente avrei potuto farlo. E, guà che ci sono, voglio ringraziare anche Raisat che manderà in onda la serata l’8 gennaio».
A forza di aspettare, però, il tempo rischia di stringere...
«È vero ho un’età diciamo matura che, però, non ha ancora leso le mie capacità . E mi tengo a debita distanza dai rischi di senescenza. Poi, per fortuna, c’è Pippo Baudo che dimostra che la tv si può fare bene anche alla mia età . Come Vianello e perfino Mike che vanno avanti imperterriti,a far vedere che non ci sono limiti alla Provvidenza. Insomma, considerandomi un animale televisivo in senso buono, ma anche cattivo, credo di avere ancora tempo».
La voglia, allora c’è?
«Mi terrò lontano finchè la tv non cambierà . E credo che cambierà , ho fiducia nei corsi e ricorsi storici di Gianbattista Vico. Aspetto che rivenga l’ora della tv d’autore. Quella di oggi glorifica solo la quantità fregandosene della qualità . C’è un solo modo per definirla, anche se non rientra nel mio linguaggio: paracula. Definirla dritta o furbetta non basta. Cos’altro sono le risse concordate o l’esibizione gratuita di belle donne?».
Ma è tutta così la tv?
«No, c’è anche quella da poco prezzo, da ballatoio, da chiacchiericcio. Che detesto altrettanto».
La crisi colpisce soprattutto lo spettacolo leggero, il varietà .
«L’ultimo ad averlo fatto bene è Fiorello, a dimostrazione che quando c’è il talento siamo capaci di far le cose meglio anche degli americani».
Che effetto le ha fatto l’uscita di Berlusconi sulla Rai di raccomandati e prostitute?
«A Berlusconi vorrei ricordare di essere entrato alla Rai vincendo un concorso di maestro programmatore. Degli altri non so come siano entrati. Quanto alle persone che ho scoperto, come Roberto Benigni o Isabella Rossellini, li ho scelti per il loro talento, non per segnalazione politica. Certo, ora che si fa una tv senza talenti può essere che alcune signorine siano spinte o sollecitate sia da destra che da sinistra».
Di Rai si è parlato molto anche per le telefonate intercettate.
«A me quelle intercettazioni fanno venire i brividi. Capisco che si tratta di tremende intrusioni senza filtri di linguaggio. Se, però, servono a spingere verso una maggiore correttezza e attenzione per la qualità possono addirittura essere provvidenziali».
Se qualcuno la intercettasse cosa scoprirebbe dei suoi prossimi progetti televisivi?
«Non ne parlo neppure sotto tortura. È un segreto che serbo nel mio cuore. Non ne sa nulla neppure la mia colf che, ogni tanto, mi sente delirare»
Marco Molendini
per "Il Messaggero"