
Bum, arriva quello dei servizi sociali con le sporte della spesa, sorride: Buongiorno, la spesa. Bum, i genitori raccontano la propria storia. Da un anno non pagavamo l'affitto, il padrone di casa ha cambiato la serratura e siamo rimasti chiusi fuori, senza i vestiti, le scarpe, niente. E come per il meccanico divenire del lavoro di un orologio, la storia si dipana, l'intervistatrice chiede di aprire il frigorifero. Stratazum, dentro c'è poco, ciò che ha portato prima quello dei servizi sociali. Viene chiesto alla donna di far vedere il portafogli, la domanda è un poco indecente, perché non la sottoveste, la maglia della salute bucata? La donna spalanca uno scialbo portafogli di plastica, la telecamera zumma. Il portafogli viene scosso appena, eh sì, è vuoto.
E ora, le domande alle bambine. Domanda alla bambina piccola: Che vorresti per Natale? Vorrei un telefono per parlare con le mie amiche. Loro ce l'hanno? Sì, ce l'hanno. La vita in diretta è troppo dura, ora basta, ora ti aspetti che, bum bum, la tv faccia la tv e piovano i regali, anche se hai in schifo il modo - aspetti che arrivi quel telefono, la bambina non lo sa che si dice cellulare. Aspetti che i re magi della troupe rechino nella stanza un gigantesco cavallino di peluche, e ripaghino subito dal destino e le domande macellare. Ci pensa la tv: vuoi il telefono? Te ne diamo due. Una bambola? Tieni: cinque bambole. Vuoi una torta, meravigliosa? Te ne dò trenta e riempio di panna montata questo orrendo appartamento spoglio.
L'intervistatrice passa alla sorella maggiore, quella di undici anni. Tu sei grande, lo sai in che situazione è la tua famiglia? Sì, lo so. E come ti senti? E' come essere poveri. E le tue compagne di scuola, loro lo sanno? Ti vergogni? Sì. E cosa vorresti per Natale? I miei vestiti. E questi che hai addosso di chi sono? Dice che non lo sa, vengono da una sua zia. Ma noi sappiamo che sono vestiti per i poveri, che li avrà passati il prete, o l'assistenza. E poi senti, che vorresti per Natale? La mia bicicletta per fare le passeggiate e andare al mare che quest'anno non l'ho potuto vedere. Sorride tutto il tempo, ma per gentilezza con la tv. Forse si aspetta che se dice le cose per bene, come si sono messe d'accordo, verrà salvata da questa penuria.
Ci siamo, pensi, adesso arrivano i regali. No, ecco Cucuzza. E' finita. In studio, il pubblico ha i volti grigi. E bum, niente Babbo Natale, bum, niente padrone di casa che corre dalle bambine con gli occhi lucidi: Non vi preoccupate, la Rai ha pagato l'affitto, eccovi le chiavi di casa. Macché. Mr Scrooge non si pente. Bum, bum, bum, niente biciclette, dentisti pagati, un ortopedico. Niente. Lo scrittore è Sdickens, sigma privativo — non Dickens. Sdickens osserva i bambini poveri che vorrebbero andare al mare e poi manda un servizio su Marina Ripa di Menna.
E dopo, mi chiederete, che sarà successo dopo? Chi può dirlo. La troupe sarà andata via, e quelli della miseria saranno rimasti nell'appartamento spoglio. Poi avranno sentito bussare. I regali| avranno gridato le bambine, la televisione ci porta i regali! Invece no, sarà stato l'Operatore di macchina: Dice la dottoressa se ce ridate li pennarelli. Come i pennarelli?? avranno gridato le bambine, pallide. Da fuori sarà arrivata una voce non proprio da intervistatrice: Mo' pure i pennarelli, e che siamo li frati? eh, du cojoni. E la povertà della televisione e la televisione della povertà. Si replica. Sdickens ci sta lavorando.
Alessandro Schwed
per "Il Foglio"
per "Il Foglio"