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Quanta nostalgia per quei Giochi senza frontiere...

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Fonte: Il Giornale

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Televisione
  sabato, 29 dicembre 2007
C'era una volta Giochi senza frontiere e ogni tanto spunta fuori qualcuno che vorrebbe un revival di quel fortunato programma estivo che por una trentina d'anni circa, fino quasi alle soglie del 2000, ha fatto incontrare la parte agonisticamente ludica dell'Europa prima che le carte bollate sancissero l'unione di quella economica, politica e sociale.
 
Per celebrare retroattivamente Giochi senza frontiere e per chiedersi se potrebbe mai esserci un suo seguito si è scomodata persino una puntata de La storia siamo noi (mercoledì su RaiTre, ore 0.10) che è stata un vero e proprio tuffo nostalgico nel passato di una televisione che celebrava ancora la sua luna di miele con i telespettatori e con un modo ingenuo e festoso di interpretarla. Abbiamo rivisto Ettore Andenna, il presentatore di più lungo corso dei Giochi, che ha ricordato come questa trasmissione fosse vista da 120 milioni di spettatori collegati in Eurovisione in occasione di ogni serata finale. Abbiamo sentito i racconti dell'indimenticato giudice arbitro Guido Pancaldi, e poi l'amarcord di Rosanna Vaudetli, altra presentatrice storica, poi quello ancora emozionato di Milly Carlucci e infine il resoconlo sdrammatizzante del duo Dose-Presta, che prestarono voce e ironia agli ultimi scampoli di vita della trasmissione.
 
Perché si è chiusa, l'epopea festosa di Giochi senza frontiere? Perché quella luna di miele pubblico-tivù che la rendeva possibile è ormai da tempo terminata, e tutto oggi e più smaliziato e già visto, né si potrebbe pensare di poter acchiappare ancora il pubblico mostrando baldi trentenni travestiti da orsi e costretti a goffo gimcane per difendere l'onore dei compaesani di S. Benedetto del Tronto, Salice Terme o Cefalù. E perché questo tipo di programma, come è stato spiegato nella puntata de La storia siamo noi, necessitava di lunghi tempi di preparazione oggi improponibili.
 
Rimane forse un pizzico di nostalgia, per chi ha assistito a tutta la parabola del programma, nel pensare alla rumorosa allegria di quella settimanale compagnia di giro di dilettanti sportivi allo sbaraglio, incuranti della fatica e talvolta del ridicolo pur di partecipare a un'esperienza difficilmente scordabile anche a distanza di molti lustri. La dose più forte di nostalgia, tutto sommato, la devono provare proprio gli ex concorrenti che ancora adesso, davanti alta telecamere, ricordano l Giochi come un'occasione preziosa per fare gruppo, uscire dalla routine, stroppare un viaggio con il fidanzato o la fidanzata altrimenti impossibile in quei tempi. Oggi tutto ciò e a portata di mano e di svariale occasioni televisive. Anche per questo un seguito dei Giochi appare poco plausibile.
 
Roberto Levi
per "Il Giornale"
(28/12/07)

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