Il presidente della Fimi Enzo Mazza deve aver letto anche lui il rapporto della European Interactive Advertising Association secondo il quale per la prima volta i giovani tra i 16 e i 24 anni usano più internet che la tv. E deve aver abbracciato la sempre più diffusa ancorché rischiosa profezia legata alla scomparsa della televisione generalista, che perde ascolti, ma per ora, tutto sommato tiene. Tiene, però, le posizioni che aveva ai tempi del monopolio Rai, non ha saputo evolversi né aumentare il suo bacino d'utenza. E quando non si cresce, è inevitabile recedere.
E' ovvio che a Mazza, e non soltanto a lui, appaia come probabile questa lenta deriva, in parallelo con quanto è capitato all'industria discografica. Nella deriva, Sanremo sarebbe una delle vittime maggiori. Sanremo che non è più quella di una volta, per ascolti e prestigio; che è assai meno seguita; che non va bene né con i conduttori che ci fanno la messa cantata né con quelli che cercano di sdrammatizzarla; che ancora gode di un'onda lunga di popolarità però autoreferenziale e alimentata più dall'hangar sotto l'Ariston colmo di giornalisti in arrivo da tutto il mondo che dall'interesse effettivo del pubblico.
Eppure il signor Mike la pensa diversamente... E, coerentemente con il personaggio, la pensa chiarsamente: «Sarà sempre bello seguire il Festival di Sanremo, perché ci racconta il nostro paese».
Allora ha detto una sciocchezza, il presidente dei discografici?
«Forse è una provocazione, ma non è una sciocchezza. Un personaggio nella sua posizione sa certamente quello che dice e conosce il problema della diffusione della musica. I canali che i cantanti hanno per farsi conoscere sono senz'altro cambiati. E vedremo tra cinque amni se in
meglio o in peggio. Però...».
Sanremo è Sanremo?
«Si capisce. Ma si rende conto che sarà sempre importante seguire questa manifestazione? Proprio perché è fondamentale nella storia d'Italia e continua a rappresentare il Paese? Non ci saranno più gli ascolti di una volta, ma la rassegna manterrà il suo valore, il suo interesse umano. E questo accadrà anche se i cantanti avranno altri modi per essere lanciati».
Lei, insomma, ammette che a Sanremo, ormai e definitivamente, conta più il programma delle canzoni?
«Io credo che le canzoni siano importanti e che un lancio a Sanremo conterà sempre. Non sarà più l'unico modo, o il modo principale, per far conoscere i cantanti, ma certo contribuirà a lanciarli, come ha sempre fatto».
Dunque Sanremo tra cinque anni non scomparirà?
«Non scomparirà».
E magari la condurrà lei?
«Chi può dirlo».
Intervista tratta da
"La Stampa"
"La Stampa"