Non ce la fa più e getta la spugna. Gigi Moncalvo lascia la Rai. Il conduttore di Confronti annuncia l'addio dalla televisione pubblica in un'intervista ad Affari e si toglie parecchi sassolini dalle scarpe. "Dal 31 gennaio me ne vado dalla Rai e faccio il libero professionista, come ho sempre fatto, per conservare intatta la mia libertà. Che lì è messa in serio pericolo".
Per quale motivo?
"Per una ragione molto semplice: da quattro anni faccio un programma che si chiama Confronti. E' un programma che è stato definito unanimemente da servizio pubblico; equilibrato, che non ha mai scontentato nessuno e che non ha mai provocato problemi di tipo politico. Ho fatto quasi 120 puntate e ho ospitato più di 200 persone, tra cui 180 politici".
Che cosa è successo?
"A partire dal 3 marzo mi viene cambiato il giorno: dal venerdì - dopo che ho impiegato quattro anni per fidelizzare l'ascolto in quello spazio in quel giorno - al lunedì e dalle 23 alle 00.40 di notte. Con una durata che passa a meno di 30 minuti. E' come se si prendesse un giornalista che scrive sul Corriere della Sera, che fa pezzi di un certo prestigio, e lo si mandasse a fare le notizie a una colonna nelle pagine dell'hinterland. Il mio programma fa ascolti buoni, una media di un milione tutte le settimane. E soprattutto costa pochissimo: 8mila euro a puntata. E' un format che alla Rai non costa niente, perché l'ho depositato io insieme al nome e ne sono l'autore".
Quindi?
"Se fosse stato prodotto da una società esterna, sicuramente l'avrebbe difeso e avrebbe vinto. Io, invece, per difendere il mio programma avrei dovuto girare le sette chiese politiche e chiedere protezione, che è l'unica cosa che vale lì dentro perché non ci sono criteri professionali. E se qualcuno, per caso, mi avesse dato una mano avrei perso una grossa fetta della mia libertà, perché sarei stato in debito. Ecco perché, per non inficiare la mia libertà, non faccio il giro delle sette chiese e tolgo il disturbo. Me ne vado a casa".
Si parla di Maria Giovanna Maglie come sua sostituta...
"Non lo so. Questo dimostra lo stile della Rai. Uno che ha creato questo programma, che ne ha depositato il marchio e che ne è l'autore non viene nemmeno interpellato. Se l'avessero fatto avrei suggerito il nome di Carmen Lasorella, una giornalista interna di RaiDue che sicuramente sarebbe costata molto meno, oltre ad essere molto più brava. Ma qui si dimostra che faccio sempre il solito errore...".
Cioè?
"Punto sulle risorse interne per risparmiare. Il mio programma quindi ha un difetto, costa e costava troppo poco. Se un programma di un'ora costa 8mila euro, magari qualcuno rischia di domandarsi perché gli altri programmi che durano lo stesso tempo in seconda serata su RaiDue costano ben più di 8mila euro. Le risposte possono essere diverse".
Eccessiva presenza dei partiti nell'azienda?
"Finora si è parlato di presenza, vorrei che si cominciasse a parlare di assenza di requisiti professionali. L'assenza di considerazione e rispetto professionale. Lo dimostra anche la scelta, se questo è il nome, di chi prenderà il mio posto. Perché su 1.800 giornalisti interni non ce n'è uno in grado di condurre il programma? Perché rivolgersi all'esterno? I giornalisti Rai sono bravi".
Quindi ha ragione Berlusconi quando dice che in Rai si lavora solo se si è di sinistra, se ci si prostituisce o se si è raccomandati?
"Ha perfettamente ragione".
Lei è stato direttore de la Padania, è stato abbandonato dalla Lega?
"Ero stato assunto in Rai per fare la prima serata, così era scritto nel mio contratto. Mi pare che a uccidermi quella volta sia stato un direttore messo lì dalla Lega, che si chiamava Ferrario, e, a uccidermi questa volta, sia un altro direttore messo lì dalla Lega, che è Marano. Non credo proprio di essere protetto dal Carroccio. Se lo fossi stato mi sarebbero passati sopra con un caterpillar".
Come risolvere i problemi della Rai? Ha ragione Veltroni quando parla di commissariamento?
"C'è un libro dell'attuale direttore de Il Messaggero, Roberto Napolitano, uscito qualche anno fa che riporta alcuni documenti molto importanti. Ovvero dei richiami dell'Unione europea, e a quel tempo c'era Prodi, che dicevano 'bisogna assolutamente privatizzare una serie di cose, tipo l'Alitalia e la Rai'. Quindi l'unica soluzione è certamente la privatizzazione. Se qualcuno andasse davvero a vedere i conti della Rai chissà che cosa trova...".
Un'accusa pesante...
"Ricordiamoci delle cose dimenticate. Bettino Craxi, al massimo del suo potere, nominò presidente della Rai Pierre Carniti. Il quale appena entrò disse 'ho dato ordine di darmi i nomi di tutti i collaboratori esterni della Rai'. Ventiquattro ore dopo fu costretto a dimettersi. Ricordiamoci anche di Paolo Mieli, che fu nominato presidente da Casini e Pera e rimase in sella solo un giorno soltanto perché si era permesso di annunciare che avrebbe fatto e preso certe decisioni".
Insomma, non c'è modo di cambiare le cose...
"Evidentemente no. Se non c'è riuscito Craxi quando era al massimo del potere, se non c'è riuscito un uomo indipendente e importante come Mieli per di più designato dai presidenti delle Camere... allora vuol dire proprio che non c'è modo. Meglio andarsene come faccio io se si vuol evitare il mal di fegato o di restare a scaldare una sedia. Io sono abituato a guadagnarmi lo stipendio. Potrei restare lì per anni senza far nulla, ma sono abituato a guadagnarmi lo stipendio"
Articolo tratto
da "Affari Italiani"