Lâaveva fatto lâanno scorso, a poche ore dalla chiusura del voto, via sms, e lo ha rifatto questâanno via lettera, puntuale, coerente, perchè, a suo avviso, gareggiare per i Telegatti avendo come avversari Lucignolo di Italia 1 e Alle falde del Kilimangiaro di Licia Colò sarebbe come giocare un campionato di calcio facendo a meno di concorrenti come lâInter, il Milan, la Juventus. Enrico Mentana non ha avuto dubbi e ha di nuovo scelto di non scendere in campo per aggiudicarsi il Telegatto 2008 nella sezione denominata «Informazione e approfondimento».
Allora Mentana, perchè ha deciso esattamente come un anno fa di ritirarsi dalla corsa ai Telegatti?
«Semplice, non mâinteressa fare una gara senza i miei avversari».
Cioè senza chi?
«Senza Bruno Vespa, senza Michele Santoro, senza Gad Lerner, senza Giovanni Floris, senza Giuliano Ferrara. Anche questâanno nella terna dei candidati non câera nessuno di loro e quindi ho scritto una lettera a Sorrisi e canzoni per annunciare che mi ritiravo».
Questo vuol dire che la giuria dei Telegatti fa, a suo parere, delle scelte discutibili?
«La giuria dei Telegatti è liberissima di scegliere come e chi vuole, ma anche io sono libero e, siccome non mâinteressa vincere un premio misurandomi con Lucignolo e con Alle falde del Kilimangiaro, allora me ne vado. In questo modo sgombro il campo da tutte le possibili polemiche su una vittoria facile».
Però così facendo rinuncia in partenza a un riconoscimento.
«Ho vinto già abbastanza premi, lo ripeto, con quegli avversari il campionato non ha senso. Insomma, la categoria nella quale avrei dovuto gareggiare si chiama âInformazione e approfondimentoâ, se vince la Colò significa che nel meccanismo câè qualcosa che non va».
Lâanno scorso era successo la stessa cosa, cambiava la vincitrice, che era Daria Bignardi con il suo programma «Le invasioni barbariche» in onda su La 7. Questâanno tocca appunto a Licia Colò, che differenze vede tra le due trasmissioni e le due conduttrici?
«Dal punto di vista della gara per me non cambia niente, Licia Colò non è diversa da Daria Bignardi».
Fulvia Caprara
per "La Stampa"