Il rinnovo del vertice Rai e la transizione al digitale fanno i conti con la crisi di governo. Il secondo capitolo è (forse) di più facile soluzione.
Per avere la tv digitale in Sardegna, dopo l'accordo al tavolo istituzioni-operatori sulle frequenze da utilizzare, manca un passaggio-chiave. Il ministero delle Comunicazioni deve assegnare le 29 migliori frequenze ad altrettanti operatori, dopo che l'Autoritàper le comunicazioni, mercoledì, ha tradotto l'accordo in una delibera.
L'assegnazione di sei frequenze-reti, per 30-35 programmi a testa, a Rai e Mediaset, è ordinaria amministrazione e quindi di competenza del ministro Paolo Gentiloni? O spetta al prossimo ministro, che poi saràquello delle Attivitàproduttive, di cui le Comunicazioni diverranno un dipartimento? Si propende per l'ordinaria amministrazione. Diversi operatori, in caso di vittoria del centro-destra, preferirebbero che a rilasciare le frequenze sia proprio Gentiloni, cominciando da Cagliari a marzo, per passare sulle nuove frequenze a ottobre nell'intera regione.
Digitale
Si andràavanti con la regionalizzazione, approvando un apposito calendario, giàproposto durante la discussione dell'ultima Finanziaria. La mancata approvazione del ddl Gentiloni chiude la strada all'ingresso di nuovi soggetti nel sistema tv. L'unica porta aperta rimane l'acquisto de La 7 di Telecom Italia. Se saràposta in vendita. Magari a un prezzo inferiore a quello sperato dalla precedente proprietà, viste le ricorrenti perdite d'esercizio e le minori prospettive di crescita: certo l'affossamento del disegno di legge non incoraggia a investire nelle tv nazionali al di fuori del duopolio.
Nuovi spazi possono aprirsi grazie alla qualitàdelle reti digitali locali rispetto a quelle analogiche, con capacitàtrasmissiva in abbondanza. Per iniziative editoriali regionali o al massimo pluriregionali, però. Senza far concorrenza all'offerta dei maggiori operatori, tranne che in segmenti "scoperti", come i programmi per adulti.
Vertice Rai
L'attuale vertice scade a maggio, le regole dovrebbero restare quelle della Gasparri: anche il ddl Gentiloni 2 sembra scomparire dall'orizzonte, salvo un'improbabile intesai per stralciare le norme sulla governance.
Per nominare un nuovo vertice secondo Ia Gasparri, serve un Governo in carica e la costituzione della Commissione di Vigilanza Va poi travato l'accordo, in Vigilanza, neella maggioranza, nell'opposiziione e quello bipartisan sul presidente. C'è da chiedersi se aliai Rai si applichi il di del 94, che fai decadere gli organi d'amministrrazione delle societàa partecipaznone pubblica dopo 45 giorni di proroga
Sembra quasi impossibile, in ogni caso, che si riesca a nominare il Cda in questo Parlamento. Il centro-destra vorràfarlo nella prossima legislatura, sicuro di riconquistare cinque consiglieri su nove, oltre al dg. E perché è difficile individuare una maggioranza nell'attuale Vigilanza. Potrebbero modificarsi anche gli equilibri nell'Autoritàper le comunicazioni? Uno dei quattro commissari designati dal centrosinistra, lo è stato dall'Udeur ma non ci sono segnali in questo senso.
Attendere il prossimo Parlamento, significa andare oltre 45 giorni di proroga rischiando un "vuoto" al vertice: la legge non prevede il commissariamento della Rai. Una cosa è certa: chi ha fissato in tre anni, nella legge Gasparri, la durata del mandato del Cda Rai, deve aver avuto una premonizione: la maggioranza del Cda saràdesignata da chi vinceràle elezioni. Il Tgi sarà, come sempre, il primo obiettivo.
Marco Mele
per "Il Sole 24 Ore"