
«Il secondo - continua - è indicato come felice mentre i primi a quella vista sono rattristati e invidiosi. Il messaggio è così inequivocabile: il soggetto esaltato, e quindi da imitare, è il giovane senza prole che ha successo con le donne, al contrario dei padri che sono rappresentati come persone tristi, gelose della vita altrui e costrette nel loro ruolo, come se l’essere genitori fosse un ostacolo che impedisce a chi ha figli di essere realizzato e con una vita serena e completa».
«Essere genitori - prosegue Elisabetta Scala - è una ricchezza che non rende infelici e soprattutto che non rende invidiosi di altre tipologie di vita perché la vita del genitore è piena e soddisfacente e non ha nulla da invidiare rispetto, ad esempio, alla vita di un single. Ci sembra quindi decisamente scorretto mistificare la realtà che le famiglie vivono quotidianamente e i loro sentimenti solo allo scopo di vendere qualche auto in più. Per questo ‘Dalla vita aspettati di più’ è un claim che riteniamo offensivo nei confronti di tutti i genitori e di cui non si comprende il legame con la finalità di vendita di una vettura. Anche questo tipo di pubblicità contribuisce a far perdere valore e a sminuire la genitorialità , già da tempo in affanno e ora discriminata anche negli spot televisivi oltre che nella vita di tutti i giorni rispetto alle altre categorie sociali».