"I reality - prosegue - hanno segnato una stagione dell'offerta televisiva; hanno fornito una gran quantita' di dati che accrescono le conoscenze e possono affinare l'esperienza di chi fa televisione.
Una stagione, pero', va considerata conclusa: quella dei reality che rappresentano le persone in situazioni artificiali e coercitive (una casa blindata, un'isola, un luogo che non c'e' ecc.) da cui discendono inevitabilmente situazioni improbabili e comportamenti immotivati quando non degradanti; situazioni e comportamenti che entrano spesso in contrasto con quanto la generalita' dei telespettatori attende dal servizio pubblico".
Petruccioli sottolinea che "la Rai non rinnega la scelta di essersi misurata anche con i reality; non esclude affatto che in futuro e in contesti diversi possa tornare a questo tipo di trasmissioni.

Al di la' di questo mio punto di vista, ci sono decisioni con effetto a brevissima scadenza che vanno prese e che saranno oggetto di apposita comunicazione del DG".
"L'eliminazione dei reality - continua - consente di intervenire meglio e con maggiore efficacia anche su altre fasce della programmazione. Infatti i reality, per la loro stessa struttura, producono una quantita' di ricadute anche su altri programmi, con ospiti, riprese, personaggi ecc.
E' stato questo, peraltro, uno dei motivi del loro successo; sono serviti anche ad abbassare i costi e a semplificare l'ideazione e la produzione di altre trasmissioni. In cambio, pero', hanno trasferito altrove la loro impronta e i loro stereotipi, diffondendo conformismo e iterazione. Se la scelta dell'alt ai reality verra' fatta, sara' dunque possibile proseguire e intensificare il lavoro per migliorare la qualita' dei 'contenitori', soprattutto quelli pomeridiani.
Qualche risultato si e' raggiunto, in particolare nella eliminazione delle piu' smaccate esibizioni di volgarita'.
Ma bisogna andare piu' avanti: bisogna eliminare il ricorso al gossip fine a se' stesso, spesso proposto senza una minima compensazione di buon gusto e di ironia; bisogna invece accrescere l'attenzione a quella che in linguaggio giornalistico si definisce la 'cronaca bianca' cercando e mettendo in rilievo non le situazioni 'estreme', bensi' quelle piu' interessanti e significative in quanto largamente diffuse nella diretta esperienza di chi sta davanti al teleschermo".