Uno che la televisione l'ha sempre saputa fare, Giorgio Gori, esprime da sempre un concetto piuttosto elementare: "...in tv il più bravo è quello che sbaglia meno".
Come dargli torto. Le probabilità infatti che un programma - sia pur fatto con il massimo impegno ed altrettanta cura - vada male, sono sempre altissime.
Le variabili in gioco - come gli orari di partenza, il network che lo trasmette, la controprogrammazione, i vincoli pubblicitari - recitano sempre ruoli importanti.
E' per questo che a volte si sbaglia nel valutare la bontà di una trasmissione riferendosi solo ai numeri, alla share che riesce o meno a raggiungere in una data sera.
Un esempio su tutti, lo straordinario risultato mediatico di un programma come "La Pupa e il secchione" — l'ultimo reality in ordine di tempo messo in onda da Italia Uno - non corrispondeva ai risultati numerici raggiunti, attestati intorno ad un onesto 15%, comunque ottimo per la rete di Tiraboschi.
In casa Mediaset hanno dunque pensato di clonare il progetto della loro rete più sbarazzina, di ambientarlo in una fattoria - non si butta niente - e di affidarlo alla bella e brava Barbara D'Urso, pensando bene di risollevarne le sorti dopo il fragoroso flop del reality nel quale i vip imparavano le arti circensi. Peccato che la televisione non sia matematica e che i successi non si costruiscono semplicemente sommando i fattori.
Così, anche con la firma della medesima autrice -Simona Ercolani - anche con un numero X di belle ragazze ignorantotte ma sempre appariscenti e persino con una collocazione di prestigio come il prime time del martedì sulla rete ammiraglia.
Un Due Tre Stalla - il cui titolo suonava come una parodia, invece era quello scelto davvero! - si è schiantato facendo un botto pazzesco. Non tanto in termini di pubblico - per ora al 17% - quanto in termini di critica.
Ma non tanto quella degli addetti ai lavori, si noti bene, quanto della gente comune, che guarda la tv e ne parla dal fornaio o dal parrucchiere. L'ondata di perplessità - per usare divertenti eufemismi - scatenata dalla prima puntata del programma, ha portato comunque alla curiosità della seconda, in attesa della definitiva consacrazione o di una precoce giubilazione, alla terza messa in onda. Il cui giorno è peraltro già stato cambiato dal martedì al mercoledì.
L'imbarazzo dei conduttori stessi di fronte a tanta pochezza, a situazioni involontariamente trash è lo stesso che si respira ai piani alti di Cologno Monzese, dove forse nessuno si aspettava tanto, in tutti i sensi.
Logica conseguenza - a meno che le coincidenze non siano "straordinariamente straordinarie" - è una rapida riorganizzazione delle strutture produttive dell'azienda, con un ritorno alla logica dei Capi Struttura e una fiducia di nuovo rinnovata a chi la tv la sa fare da sempre, come Fatma Ruffini, Ricci e la Fascino.
La prima - la vera Signora della televisione commerciale — ha adesso sotto di se anche la struttura che prima si occupava dei nuovi formati, delle acquisizioni di diritti internazionali, il cui responsabile Batocchio ora risponde di ogni riga di contratto che stipula e di ogni euro che spende in opzioni.
Ad Antonio Ricci invece è affidato il compito di produrre quattro serate di prime time sui suoi canoni classici, con un varietà nel quale sì alterneranno i conduttori storici dei suoi programmi. Il tutto mentre la Fascino - reduce dall'ennesimo successo di Amici - sta lavorando a progetti che possano un domani sostituire C'è posta per te. Insomma, alla luce di tutto ciò, la probabile acquisizione di Endemol da parte di Mediaset, rischia di essere la mossa giusta al momento giusto.
L'azienda necessita probabilmente di iniezioni di creatività, di formati internazionali od originali che non vengano presi "per forza", perché in preda a carenze di prodotto-Perche crediamo che Un Due Tre stalla sia stato acquisito esclusivamente secondo una logica frettolosa. O almeno speriamo sia così.
Shrek
per "L'Opinione"