Potete leggere questo articolo in due minuti. Lo stesso tempo che impieghereste per vedere un paio di «mobisodes» di «24: Conspiracy», la serie mignon tratta dalla saga d'azione con l'eroe Kiefer «Jack» Sutherland, adattata dalla Fox per la telefonia mobile.
O per seguire, sempre sul Tv-fonino, gli «highlights», i lanci che riassumono in poche, rapide immagini le ultime dallo sport o dal mondo. O per ascoltare un brano della vostra playlist sull' I-Pod.
Due minuti per essere connessi, due minuti per consumare i prodotti della cultura mediale. Due minuti, ma anche meno, ovunque voi siate: in ascensore, in coda alle poste, in metropolitana, in palestra! Ã la tendenza che viene dagli Stati Uniti.
La bibbia dell'era digitale, la rivista «Wired», le ha dato l'onore della copertina e si è presa il gusto del battesimo: è. la «snack culture», la cultura snack che avanza attorno a noi, attraverso la pervasività dei media.
Snack: una piccola quantità di cibo, consumata in modo informale, per lo più in fretta o in mobilità . Lo snack mediale dev'essere innanzitutto appetitoso. Prendete, ad esempio, l'anteprima assoluta dell'ultima stagione di «Csi. Scena del crimine»: offerta ai «Tv-fonisti» di Vodafone sul canale Fox One proprio in questi giorni, con anticipo rispetto alla Tv satellitare. Brividi su un piccolissimo schermo, che diventa come un salotto portatile.
Ma snack significa, soprattutto, rapidità : ovvero la capacità dei media multi-piattaforma di adattarsi ai ritmi sempre più compressi e frenetici della vita metropolitana, e di fornire â sempre e ovunque â un'appetitosa pillola d'intrattenimento.
Negli States, la «snack culture» è la regola del momento. Si va dalla radio Sass («Short Attention Span System», www.radiosass.com), che promette di «condensare l'essenza delle canzoni più popolari, senza noiosi assoli di chitarra e lunghe introduzioni»; ai frenetici «highlights» del canale Espn, che propone il meglio di 35 sport in pochi minuti; al «News Mix» di DirectTv, che riassume in un'unica interfaccia gli otto canali «all news», per non perdersi un minuto della diretta col mondo.
Senza, ovviamente, dimenticare i video â da pochi secondi a dieci minuti â prodotti dagli stessi utenti per YouTube o per CurrentTv, «il network creato dalla gente che lo guarda» caro ad Al Gore.
La sfida della snack culture è creare prodotti e formati che si adattino ai tempi dei diversi terminali e, soprattutto, di spettatori sempre più mobili. Spesso lo snack non è che un assaggio, o la prosecuzione dì un più sostanzioso pasto.
Lo spettatore americano, ad esempio, si gode su un grande schermo panoramico ad alta definizione l'ultimo episodio del popolare «Heroes», la serie fantastica che «mima» i ritmi spezzati dei fumetti cartacei; ma può anche scaricare e vedere su un terminale portatile le strisce di minicomic che alla serie si ispirano. Brevi snack da consumare quando si ha del tempo libero.
I «mobisodes» â gli episodi creati per essere visti sul cellulare â sono l'esempio più riuscito di formato snack: oltre a «24», la Fox ne ha prodotti per la serie «Prison breaks». In Europa la britannica Bbc, il broa-dcaster più sperimentale sulle nuove tecnologie, lo ha fatto per «Doctor who», coi suoi brevi «Tardisodes».
La televisione è il mezzo che meglio si adatta alla forma snack perché è il meno vincolato a durate tradizionalmente standardizzate (il film da due ore, la canzone da tre minuti). Ma la Tv snack, la musica snack, le snack news ci parlano, più ampiamente, di una società iper-mediatizzata, con l'intrattenimento e l'informazione distribuiti ovunque, e sempre accessibili; e di una cultura assediata dal bisogno di colmare ogni vuoto, ogni sospensione, ogni attimo di noia. Il più in fretta possibile.
Maurizio Scaglioni
per "Corriere Economia"