Â
Potenziale, perché in cinque anni di gestione Telecom la televisione non è mai davvero decollata, anzi. Stando all'ultimo bilancio ufficiale disponibile, il risultato operativo s'attesta sui 45 milioni di euro di perdite nei primi 9 mesi del 2006 (più 5,3 per cento), a fronte di ricavi per 59 milioni di euro. Anche la piccola e ricca Mtv, con i suoi 60 e rotti milioni di euro di ricavi, non gode di un eccellente stato di salute, con un margine positivo del 3,6 per cento.
Â
Ancor più sconfortanti le analisi di merito che circolano tra i potenziali acquirenti de La7. Il grande paradosso è il rapporto tra risultati effettivi e attenzioni mediatiche. Il nuovo talk-show kolossal affidato alla starlette di Sky Ilaria D'Amico fa già notizia da mesi, eppure non è andato in onda. Ci sono trasmissioni che raggiungono anche la sostanza degli ascolti, come il salotto-chic Le Invasioni Barbariche di Daria Bignardi. L'altro successo forte della rete, II processo di Biscardi, è traslocato a 7 Gold.
Â
Nel dato medio giornaliero qualche guizzo al mattino da Omnibus, soprattutto in periodi elettorali. In tarda serata oltre il 4 per cento arriva solo Markette che, però, in rapporto all'investimento, non raggiunge i risultati dei vari telefilm, da Sex and The City in giù, molto meno costosi, che l'hanno preceduto. Dati alla mano, comunque, più che La7 dovrebbe chiamarsi La2 (per cento): in 5 anni d'investimenti produttivi continui, l'ascolto medio nella prima serata 2006 è fermo a quota 2,23 per cento, poi 2,19 a inizio 2007, ovvero molto sotto la soglia minima di concorrenzialità sul mercato pubblicitario. Anzi, nei dossier vengono persino rilevate perdite sulla cosiddetta audience commerciale: tra il pubblico adulto 20-54 anni.
Â
Pesano anche la qualità e la diffusione del segnale. A Milano è capitato ancora di recente di vedere interi programmi con l'audio fuori sincrono. Perfino gli ingredienti prestigiosi del menù de La7, da Giuliano Ferrara a Gad Lerner, funzionerebbero meglio in collocazioni orarie diverse. Quel che conta, e rende La 7 appetibile nonostante i dati, è il raffronto con lo scenario europeo, dove non mancano i casi di successo delle nuove televisioni: dal canale Talpa olandese, che dopo due anni viaggia su una media sopra il 6 per cento, alla neonata Cuatro spagnola, cui invece giovano un risultato del 7 per cento i vari reality Supermodelo, Supernanny, e così via.
Â
La domanda resta la stessa: Tarak Ben Anmmar, se perfezionerà l'acquisto, potrà essere davvero l'editore del rilancio sul mercato?
Â
Paolo Martini
per "La Stampa"
per "La Stampa"