Un bollino blu, anzi una bella coccarda da attaccare alla giacca, tanto per dare un riconoscimento a chi punta quotidianamente sulla qualità della comunicazione e soprattutto per ricordare a tutti quanto manchi dalla scena italiana il Qualitel, ovvero uno strumento che calcoli gli indici di gradimento sulla qualità dei programmi televisivi e che si affianchi all'imperante Auditel. L'iniziativa, presentata alla stampa ieri a Roma, è stata intrapresa dal Corecom del Lazio.
Già, proprio uno di quei Corecom che una legge già vecchia di dieci anni aveva istituito per farne tante mini-authority delle comunicazioni a livello regionale e che di solito giacciono invece nell'anonimato più assoluto. Stavolta, almeno in apparenza, l'idea è meritoria. “Vogliamo proporre dei modelli positivi assegnando dei riconoscimenti a seconda dei vari settori. Siamo il primo Corecom a fare questo e dunque dovremo costruirci un metro di valutazione”, chiarisce il presidente Angelo Gallippi.
A quanto riferisce il commissario incaricato, Domitilla Baldoni, il Corecom Lazio ha già svolto un monitoraggio completo sui vari media regionali, ma ha deciso comunque di dare modo a radio e televisioni di inviare entro il prossimo 7 giugno una cassetta con il meglio della propria programmazione.
“Questo bollino – spiega lei – è stato creato perché crediamo nell'emittenza locale. Visitando tutte le sedi e le redazioni abbiamo scoperto un mondo meraviglioso fatto di autoproduzioni e di informazione di prima mano. Fosse per me, assegnerei il bollino a tutti”. Ma sì, perché lesinare sulle coccarde? I bollini cadranno a pioggia su tv, radio, giornali, free press e agenzie di stampa a seconda dei punti di eccellenza presi in esame (tra i quali, per dirne un paio, le trasmissioni sportive e l'attenzione “ai valori etici, morali e religiosi”).
A stabilire l'elenco dei "bollati" sarà una prestigiosa giuria presieduta dall'avvocato Gianni Massaro e composta, tra gli altri, da Adalberto Baldoni, già braccio destro di Gasparri al ministero delle Comunicazioni e occasionalmente zio di Domitilla, Pippo Franco e dall'immancabile Claudio Lippi, presentato dalla Baldoni come l'Erin Brockovich di casa nostra: “E' un uomo che ha avuto il coraggio di dire basta al trash televisivo, è l'icona della qualità, il simbolo della nostra iniziativa”.
E lui, l'icona della qualità, che qualcuno ricorderà con buffi travestimenti nelle fluviali dirette di Buona Domenica, non si tira indietro e non esita a menar fendenti anche e soprattutto ai suoi ex datori di lavoro: “Il mio gesto era l'unico che potessi fare per salvaguardare quarant'anni di carriera. Rai e Mediaset hanno l'arroganza di voler avere per sé il 90% degli investimenti pubblicitari, a tutto danno delle tv locali. Appena si parla di tetti pubblicitari, infatti, si scatena il vittimismo di Mediaset. Siamo in un puro regime di comunicazione, non c'è democrazia nel video. I modelli ora sono Uomini e Donne o La sposa perfetta...”.
Come dire: mai sputare nel piatto in cui si mangia, ma una volta bevuto il caffé e sparecchiata la tavola...
L'impressione, nonostante l'encomiabile sforzo, è che i Corecom, e non soltanto quello del Lazio, debbano ancora fare il salto di qualità che li renda finalmente dei soggetti credibili nel mondo della comunicazione, almeno se non vogliono che un giorno qualcuno si alzi e proponga di abolirli.
Una sensazione curiosamente condivisa dallo stesso Adalberto Baldoni: “I Corecom devono avere un loro ruolo, ma il più delle volte lo disattendono con il pretesto della mancanza di risorse umane e finanziarie”. Altro che bollino blu: questo somiglia a un cartellino rosso.
Francesco Lenar
per "L'Opinione"