Ieri sera la nozione di esclusiva è stata sbriciolata come e più della scena finale di «Zabriskie Point» di Antonimi: e a raccogliere i frantumi che volavano nell'etere c'erano più di cento telecamere nell'Olympic Stadium. Persino due maxi-schermi. Ed è anche stata scritta, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, una lezione teorica sulla cerimonia della telecronaca. La voce fuori campo del telecronista è non solo una evidente chiave di lettura ma è anche una specie di spartito musicale, è un tam tam che suggerisce il ritmo della visione, specie in casi come questo dove il segnale video è lo stesso per tutte le reti (salvo gli interventi delle telecamere dedicate).
Il racconto di Cerqueti è compassato, quello di Marianella più urlato e quello di Piccinini totalmente adrenalinico. Insomma la percezione della partita dipende dalla telecronaca: ne abbiamo avuto in diretta la prova definitiva, anche se la vittoria del Milan ha facilitato le cose.
Un'osservazione infine puramente tecnologica: sulla Rai, col segnale analogico, i volti dei protagonisti risultavano più compressi, su Sky, invece, con segnale digitale riconquistavano la loro fisionomia «naturale».
per "Il Corriere della Sera"