Barbara D'Urso: 'La verità innazitutto, io l'avrei detta'

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Fonte: La Stampa

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Televisione
  sabato, 26 maggio 2007
 00:00

Come si sarebbe comportata Barbara D'Urso se un suo concorrente del "Grande Fratello" avesse perso un genitore mentre era nella Casa? L'avrebbe avvisato facendolo uscire o avrebbe taciuto come hanno fatto in Australia?

Barbara D'Urso, che a ottobre torna in teatro al Sistina di Roma con la commedia "II letto ovale" accanto a Maurizio Micheli per prendersi una pausa da troppa televisione, è quella che in Italia ha condotto il maggior numero di reality.

Tre volte è stata alla testa del "Grande Fratello", poi ha avuto La fattorìa, il Circus ed è appena uscita dalla faticosa avventura di Un, due, tre stalla che, dopo una partenza travagliata, ha chiuso al 25,60% di share.

Più di Daria Bignardi, più di Alessia Marcuzzi, è lei, quindi, l'autentica esperta di reality. Il suo primo commento è esplicito:

«Che dire? E' abominevole». Poi spiega. Anche a lei è capitato, in un Grande Fratello, che un concorrente tra quelli papabili per la vittoria finale fosse colpito da un lutto.

«Era morta una zia alla quale era molto legato e noi sapevamo di quest'affetto. Gliel'ho detto subito perché mi sembrava giusto vivesse il suo dolore come gli sembrava più opportuno».

E lui che fece?
«Uscì immediatamente dalla Casa. Non se la sentiva di continuare a giocare».

Certo, riflette, nel caso australiano c'era il padre che, prima di morire, aveva chiesto non si dicesse niente alla figlia, ma a volte certe richieste non vanno assecondate.
«Per il padre, credo, s'è trattato di un gesto d'amore. Sapeva che la figlia stava vivendo un'esperienza interessante. La ragazza era una modella. Magari farsi vedere in televisione quanto più a lungo possibile le porterà una svolta nella carriera. Il padre non ha voluto privarla del suo sogno e ha chiesto di tacere. A lei, alla ragazza, però, non è stato concesso di scegliere».

Ma c'è anche un'altra ragione per cui Barbara D'Urso, in un caso simile, avrebbe parlato subito con il suo concorrente: la sua congenita incapacità a mentire.
 «Non avrei retto. Ho sempre avuto un rapporto viscerale con i ragazzi chiusi nella Casa. Parlavo a lungo con loro, conoscevo le loro tensioni. Come avrei fatto a non raccontare subito che era successa una disgrazia? Che il papà era morto? Non so se è una qualità o un difetto ma sono molto istintiva. Mediare non mi riesce. Fingere ancora meno. Sono napoletana, che ci posso fare? A qualcuno piaccio a qualcun altro no. Sono così».

Prima di chiudere i concorrenti nella Casa, lei e i suoi autori vi siete posti questo genere di domande?
«Sì. Ho avuto la fortuna di lavorare con autori intelligenti che hanno capito il mio modo di ragionare. Noi un concorrente che avesse avuto un genitore malato terminale non l'avremmo accettato: era troppo rischioso. Il reality è un mescolamento di spettacolo e verità, ma ci sono cose su cui non si può giocare. A Circus potevo avere la moglie di Milton, un concorrente, disposta a venire a dire in diretta che voleva lasciarlo: ho rifiutato. Avrò perso qualche punto di share, ma ho difeso il principio che non si tocca in tv la sfera più intima di ciascuno di noi».

Qualche psicologo sostiene che, uscita dalla Casa, quando la concorrente australiana saprà della morte del padre, sarà tormentata dai sensi di colpa per non essergli stata vicina: lo crede anche lei?
«Non so. L'animo umano è complicato. Può anche darsi che non si sentirà in colpa. Certo le è stato negato il diritto di scegliere cosa fare in un momento grave e importante».

Simonetta Robiony
per "La Stampa"

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