'L'Hd ready è una bufala!'  Non usa mezzi termini Cesare Massarenti, professore di Comunicazione e Sistemi interattivi alla Facoltàdi Sociologica dell'Universitàdi Milano-Bicocca, intervenuto al seminario organizzato dalla Fondazione Rosselli e Review Nova (Sole 24ore) su: "Gli User Generated Content, nuovi paradigmi crossmediali della comunicazione", per presentare il suo ultimo lavoro "Communicatìon Community", scritto a quattro mani con Michele Mezza, vicedirettore di Rai International.
La polemica è sorta quando, dagli user generated content, si è cominciato a parlare di Alta definizione e banda larga, argomento che ha scaldato la platea, tutta composta da attori del settore.
"La generazione di televisòri marchiata con il logo Hd Ready - ha continuato Massarenti - non è Alta definizione così come definita dagli organismi internazionali. Ci stando vendendo i resti di magazzino delle altre nazioni; in America, Francia e Inghilterra si vendono solo televisori full Hd".
Una dichiarazione che non poteva lasciare indifferente Marcello Berengo Gardin, membro dell' HdForum, l'associazione italiana che coinvolge gli attori, nelle molteplici forme, dell'Alta definizione, oltre manager della comunicazione di Sky, attualmente l'unico broadcaster Hd sul mercato italiano.
"Quelli che vengono definiti resti, sono televisori che vengono venduti in tutto il continente europeo, l'Hd ready definisce i requisiti minimi per poter parlare di alta definizione, cioè 720p e 1080i. tutto quello che è superiore va bene".
"L'hd ready è un accordo interindustriale - ha ribattuto Massarenti - mentre il 1080i e 1080p sono standard Smpte (Society of motion picture and television engeneers ndr) l'organismo mondiale degli standard cinematografici e televisivi".
"Vero - ha concluso Berengo Gardin - ma vero anche che il logo "FullHd 1080p", che campeggia sui televisori attualmente in vendita, non è uno standard istituzionalizato ma un logo commerciale che sintetizza caratteristiche che nessuno ha comunque definito con chiarezza".
"Qualcuno vuole spiegarci se quello che oggi gli italiani acquistano nei negozi è una fregatura?» ha chiesto polemicamente Mauro Vergati di Adiconsum.
Tutto questo di fronte al sottosegretario al Ministero delle Comunicazioni Luigi Vimercati, intervenuto al convegno e che di certo non si aspettava di trovarsi di fronte a dichiarazioni che, nel bene o nel male, gettano sul periodo di transizione della televisione al digitale un'ombra decisamente inquietante, perché impatta sui portafoglio dei cittadini.  Per capire come la situazione sia complessa basti pensare che per fare produzione, diffusione e ricezione e riproduzione ci sono 37 varianti di alta definizione.
"Il presente - aveva inizialmente spiegato Massarenti - è un insieme di sistemi proprietari non interoperabilì quando non compatibili. Questo, iri un sistema che vede l'informazione passare dallo schermo cinematografco al telefonino, non può essere. Il futuro è la codifica delle immagini e dei suoni non più con codifiche proprietarie ma di tipo Internet, a pacchetti, e quindi compatibili con tutta la gamma di distribuzione, cosa che consente di ottenere tutte le varianti di diffusione, senza degrado e con riduzione sensibile di tempi e costi di processing».
E basti pensare che giàoggi è realtàl'UltraHd, 7680 x 4320,16 volte l'hd, presentata dalla Nhk ad Amsterdam all'ultimo Exibition Ibc, per capire quanto il nostro paese rischi di rimanere indietro.
Perché in tutto questo, l'unica cosa che il sottosegretario ha saputo dire è che si sta procedendo spediti con il digitale terrestre.
'Almeno - ha chiesto Vergari - volete cominciare a far trasmettere in 16/9, così che la smettiamo di vedere tutti tarchiati e grassi? E vogliamo scriverla una leggina che dice che l'Adsl è servizio universale, così che quando ve ne andrete almeno con i nuovi non si debba ricominciare da capo?".
Giorgio Sebastiano
per "L'Opinione"