Sky Italia «conferma che affronterà con senso di responsabilità nei confronti dei lavoratori anche la fase successiva all'incomprensibile chiusura delle organizzazioni sindacali nel negoziato relativo al proprio piano di trasformazione industriale che ha portato, ieri a tarda sera, alla conclusione con un mancato accordo della procedura al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali».
«Il 17 gennaio scorso l'Azienda - spiega in una nota - aveva annunciato la necessità di fare efficienza per rispondere con risorse adeguate a un contesto industriale e tecnologico in rapida evoluzione, intervenendo sulle attività ormai obsolete o duplicate, riducendo la frammentazione geografica e concentrando gli investimenti in infrastrutture tecnologiche presso l'Hub di Milano Santa Giulia».
«Sin dal principio Sky Italia - prosegue - è sempre stata trasparente e aperta al dialogo con i propri dipendenti e tutte le organizzazioni sindacali, arrivando alla firma di un accordo collettivo con i giornalisti il 6 aprile e scegliendo di offrire analoghe condizioni individuali anche a quadri e impiegati, a fronte dell'indisponibilità delle organizzazioni sindacali ad aprire un reale confronto. In questo modo, dall'iniziale numero di 571 lavoratori impattati dal piano, si sono trovate soluzioni consensuali per 469 dipendenti (pari all'82 %) grazie a cospicui incentivi al mutamento volontario di sede o all'uscita e grazie a ricollocazioni interne ed esterne».
«Per gli altri lavoratori - si spiega nella nota - la posizione di chiusura delle organizzazioni sindacali - tenuta anche nelle ultime ore presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, alla presenza anche dei rappresentanti del Ministero dello Sviluppo Economico e delle Regioni Lazio e Lombardia - , ha purtroppo compromesso la possibilità di giungere a un accordo costruttivo». Sky Italia «ringrazia le istituzioni governative e regionali che con grande equilibrio hanno sostenuto e agevolato la ricerca di un accordo tra Azienda e Sindacato e assicura che manterrà lo stesso senso di responsabilità che ha contraddistinto la propria azione fin dal principio, impegnandosi a mettere comunque a disposizione delle persone coinvolte nelle procedure di licenziamento collettivo strumenti di mitigazione sociale e opportunità di ricollocamento».