Pippo Baudo amareggiato: ''La Rai mi aveva buttato via ma la gente mi vuole''
News inserita da: Simone Rossi (Satred)
Fonte: repubblica.it
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Televisione
venerdì, 17 settembre 2010 | Ore: 00:00

Poi, rivolto al consigliere di amministrazione Nino Rizzo Nervo, seduto in prima fila: "Vedo che in Consiglio vi scannate per le fiction, per l'informazione. Ma nessun consigliere ha detto: "Di Baudo che ne facciamo?, Lo buttiamo via?" Una parolina. Ho lavorato 50 anni in quest'azienda. Non si fa così, è disumano".
Uno showdown appassionato "anche se sono un siciliano malinconico, e ho sofferto. Ma avendo 74 anni portati bene e un cervello che funziona mi sembrava profondamente ingiusto essere messo da parte. Sbattevo contro pareti kafkiane, non riuscivo a trovare un interlocutore. Mi ero quasi rassegnato: "Va bene, ho fatto 50 anni di tv", ma la gente per strada mi vuole, mi chiede quando torno in tv". "Pensavo - dice sorridendo - che avrei potuto fare un partito come Grillo".
Uno showdown appassionato "anche se sono un siciliano malinconico, e ho sofferto. Ma avendo 74 anni portati bene e un cervello che funziona mi sembrava profondamente ingiusto essere messo da parte. Sbattevo contro pareti kafkiane, non riuscivo a trovare un interlocutore. Mi ero quasi rassegnato: "Va bene, ho fatto 50 anni di tv", ma la gente per strada mi vuole, mi chiede quando torno in tv". "Pensavo - dice sorridendo - che avrei potuto fare un partito come Grillo".
Ma il verbo rassegnarsi non fa parte del vocabolario baudesco: "Molti di questi arazzi" dice indicando i preziosi pannelli che decorano la sala della Rai "appartengono a me, ho contribuito ad acquistarli. Posso dare ancora molto a questa azienda: è ingiusto seppellire chi ha ancora possibilità creative. Voglio ringraziare il vicedirettore generale Marano e Lorenza Lei, che si occupa delle risorse artistiche, e ha ritenuto che fossi una risorsa ancora attiva. Ho chiesto asilo a RaiTre e ho avuto fortuna".
Alla Rai, dov'è nato e cresciuto ("Voglio morire qui, io appartengo a questa azienda e lei appartiene a me") è ancora legatissimo. "Per questo ho sofferto, perché camminare per i corridoi, con tutte le porte chiuse, è stato terribile. Non mi dicevano niente. Portavo tante idee, un programma è stato bocciato all'ultimo momento, anche se questo non è un dato negativo. Ma non ci sono state altre proposte. Subii la stessa storia quando lasciai Mediaset: aspettavo che mi chiamassero. Mi ero chiuso nella mia casa in campagna, sperando che il telefono squillasse. Non auguro a nessuno di passare due o tre mesi aspettando una chiamata. Poi finalmente un giorno Biagio Agnes, l'allora direttore generale della Rai, mi chiamò: era stato al cimitero del suo paese, Serino, a portare fiori sulla tomba di famiglia e una signora lo aveva fermato: "Sei Agnes, il direttore della Rai? Devi richiamare Baudo sennò muori". Agnes allora mi chiese quanto volevo, gli feci vedere i precedenti con Mediaset e lo rassicurai: avrei accettato qualsiasi proposta".
Anche oggi, che ha firmato "moralmente" un contratto biennale che lo lega alla Rai (lo siglerà a giorni), non pensa ai soldi: "Prendo il 75% in meno rispetto ai compensi dei miei colleghi di cui non faccio i nomi ma dei quali si è parlato molto in questi giorni. Mai un artista è stato così deprezzato. Se vogliono lo sconto glielo faccio, non è una questione di soldi".
Alla Rai, dov'è nato e cresciuto ("Voglio morire qui, io appartengo a questa azienda e lei appartiene a me") è ancora legatissimo. "Per questo ho sofferto, perché camminare per i corridoi, con tutte le porte chiuse, è stato terribile. Non mi dicevano niente. Portavo tante idee, un programma è stato bocciato all'ultimo momento, anche se questo non è un dato negativo. Ma non ci sono state altre proposte. Subii la stessa storia quando lasciai Mediaset: aspettavo che mi chiamassero. Mi ero chiuso nella mia casa in campagna, sperando che il telefono squillasse. Non auguro a nessuno di passare due o tre mesi aspettando una chiamata. Poi finalmente un giorno Biagio Agnes, l'allora direttore generale della Rai, mi chiamò: era stato al cimitero del suo paese, Serino, a portare fiori sulla tomba di famiglia e una signora lo aveva fermato: "Sei Agnes, il direttore della Rai? Devi richiamare Baudo sennò muori". Agnes allora mi chiese quanto volevo, gli feci vedere i precedenti con Mediaset e lo rassicurai: avrei accettato qualsiasi proposta".
Anche oggi, che ha firmato "moralmente" un contratto biennale che lo lega alla Rai (lo siglerà a giorni), non pensa ai soldi: "Prendo il 75% in meno rispetto ai compensi dei miei colleghi di cui non faccio i nomi ma dei quali si è parlato molto in questi giorni. Mai un artista è stato così deprezzato. Se vogliono lo sconto glielo faccio, non è una questione di soldi".
Sarà al servizio della Rai, per tutte e tre le reti: a metà gennaio dovrebbe partire su RaiUno il programma per festeggiare i 150 anni dell'Unità d'Italia, condotto con Bruno Vespa. "È come nell'esercito: sono stato riarruolato e sono disponibile a tutto. Il Festival di Sanremo? È un capitolo chiuso. Almeno per il momento. A meno che la Rai non voglia fare come con Mike Bongiorno e chiamarmi a 83 anni".
Silvia Fumarola
per "Repubblica.it"