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Foto - Città ospitante e conduzione i nodi Rai verso Eurovision Song Contest 2022

Città ospitante e conduzione i nodi Rai verso Eurovision Song Contest 2022

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Fonte: Adnkronos

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Televisione

Città ospitante e conduzione i nodi Rai verso Eurovision Song Contest 2022La citta' ospitante e la conduzione sono i due nodi più vistosi da sciogliere sulla strada dell'Eurovision Song Contest 2022. Ma non sono gli unici. La vittoria dei Maneskin riporta la gara canora europea in Italia ma per organizzare l'evento, che per dimensioni e complessita' è più impegnativo del festival di Sanremo, la tabella di marcia è serratissima. Le serate in diretta tv sono infatti solo la punta di un iceberg produttivo, che deve seguire regole precise, contenute nella 'bibbia' che Ebu (European Broadcasting Union, l'associazione dei servizi pubblici televisivi europei) affida al broadcaster ospitante, in questo caso la Rai. Per comprendere la dimensione dell'evento basti pensare che i Paesi ospiti saranno una quarantina e che ogni delegazione è costituita da una ventina di persone. E che l'evento non è costituito solo dalle tre serate in diretta ma che quasi sempre vengono aperte al pubblico a pagamento anche le prove.

Non solo, il 'pacchetto' prevede l'organizzazione di un Eurovision village che di solito viene allestito nel centro della citta' ospitante con un palco (dove negli anni senza rischi virali i concorrenti tenevano tre-quattro brevi showcase quotidiani per il pubblico di 'passaggio') e una serie di stand. Per quanto riguarda la copertura economica, ogni concorrente-paese paga una tassa d'iscrizione (comprensiva del diritto di trasmissione in diretta ma anche Paesi non partecipanti possono chiedere di acquistare la diretta, naturalmente). I quattro attori coinvolti sono appunto Ebu, Rai, l'amministrazione della citta' ospitante (che di solito formula una proposta che contiene dei vantaggi economici, dall'ospitalita' delle delegazioni all'affitto dell'arena per lo show ad un prezzo simbolico) e gli sponsor, che a loro volta hanno diversi livelli: internazionale, nazionale, locale. Secondo chi conosce bene la manifestazione, insomma, con il modello di business giusto l'Eurovision Song Contest puo' anche fruttare un bel po' di soldi e una ricaduta notevole in termini di immagine sulla citta' ospitante, ma se invece non si organizza tutto molto bene e per tempo puo' rivelarsi un flop anche dal punto di vista della spesa.

Secondo gli esperti, il costo della manifestazione dal punto di vista produttivo è analogo a quello del festival di Sanremo ma perché il costo del 'contorno' non pesi sul bilancio finale c'è bisogno di scegliere bene la location. Sono già moltissime le candidature circolate, da Sanremo a Napoli, ma quelle che sembrano avere chance per essere prese in considerazione sono essenzialmente quattro: Roma, Milano, Bologna e Torino. I fattori che peseranno saranno probabilmente la vicinanza a un centro di produzione Rai, la presenza di un'arena abbastanza capiente da poter far ben fruttare la vendita dei biglietti, la vicinanza a un aeroporto internazionale, il ritorno in termini di immagine per la città. C'è chi dice, ad esempio, che su quella che poteva sembrare la scelta più naturale, ovvero Roma, potrebbe pesare il fatto che nel mese di maggio normalmente (come si spera sarà normale il maggio 2022) la città è già praticamente sold out di turisti, dunque l'ESC non sarebbe un grande valore aggiunto. Stesso discorso potrebbe valere per Milano, con diverse sfumature.

Da questo punto di vista, potrebbero essere avvantaggiate città come Torino (che ha dalla sua anche la presenza del PalaAlpitour e di un centro di produzione Rai) e Bologna (con la grande capienza del Palasport di Casalecchio di Reno e non troppo lontana dal centro di produzione Rai di Milano). La logica del 'piccolo è bello', potrebbe pesare anche sulla logistica legata all'evento, che le grandi distanze e il traffico delle metropoli complicherebbero. Così come non si puo' sottovalutare il fatto che la location dello show, l'arena, deve essere a disposizione per ben sei settimane. Un po' come accade al Teatro Ariston per Sanremo. Come per i conduttori (di solito due), sui quali circolano già diverse ipotesi (da Alessandro Cattelan a Ema Stockolma), la scelta spetterà alla Rai. Ebu avrà potere di veto ma finora non lo ha mai esercitato, salvo fare un lavoro di moral suasion in alcune occasioni per far cambiare idea al broadcaster ospitante. Quanto alla tempistiche, negli ultimi anni la scelta della città ospitante è quasi sempre avvenuta entro agosto. Ma nel caso dell'Italia, dove agosto coincide con le ferie estive, è facile prevedere che l'istruttoria per esaminare le candidature e scegliere la città si concluderà a settembre. Dopo che sarà stato disegnato, l'altro grande evento, ovvero il festival di Sanremo. In ogni caso, non c'è tempo da perdere.

“Nel 2010 fui io a riportare l’Italia nell’’Eurovision dopo 13 anni di non partecipazione”. Lo racconta Marco Simeon, ex direttore delle Relazioni Istituzionali e Internazionali della Rai, commentando la vittoria dell’Italia al festival musicale europeo.

“Avevo appena assunto l’incarico di direttore - spiega Simeon- quando andai a Ginevra per l’incontro delle radiotelevisioni europee. Al mio arrivo scoprii che la Rai da 13 anni aveva abbandonato il concorso che fondò nel 1956 insieme a Inghilterra, Francia, Spagna e Germania, e che nacque sulla scia di Sanremo. Compresi subito che si trattava di una grande opportunità per dare alla TV pubblica italiana un respiro internazionale, soprattutto per i giovani italiani che seguivano il concorso attraverso le TV straniere. Proposi di ancorare la selezione del rappresentante italiano al Vincitore di Sanremo e grazie alla direzione artistica di Lucio Presta nel 2011 portammo Gualazzi che conquistò una platea straordinaria, divenendo uno degli artisti più apprezzati di quella edizione”.

“Arrivammo secondi e registrammo il 6.5% di share, numeri che in questi 10 anni sono moltiplicati, segno che il Paese non guarda solo a se stesso, ma si riconosce come un protagonista europeo anche nella musica”, conclude Simeon.

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