
La Germania è però un mercato a cui la famiglia Berlusconi ha sempre guardato con interesse; due anni fa Mediaset, controllata di Fininvest, si era fatta avanti per ProSiebenSat 1, la principale emittente tedesca un tempo di proprietà dell'imprenditore televisivo Leo Kirch, messa in vendita dal tycoon americano Haim Saban. Il gruppo televisivo italiano si trovò però di fronte a forti resistenze politiche. E ancor prima, nel 2002-2003, al momento del crack del gruppo bavarese Kirch Media, Mediaset aveva tentato un affondo, ma analogamente l'ipotesi era stata accolta da riserve non secondarie: quelle dell'allora cancelliere Gerhard Schroder.
Ora è la stessa Fininvest a muoversi, ma con dimensioni e un peso molto diversi: quello in Premiere, si apprende da fonti vicine alla holding, è un investimento da alcune decine di milioni di euro, mentre ProSiebenSat valeva 30 volte tanto (ai primi del 2007 è stata comprata dai fondi Kkr e Permira per 3 miliardi di euro).
Il 2008 non sarà un anno da incorniciare per la holding creata da Silvio Berlusconi circa 30 anni fa e oggi presieduta dalla figlia Marina, perché i tre principali asset (Mediaset, Mondadori e Mediolanum) chiuderanno con risultati inferiori all'anno scorso (e già nei primi sei mesi gli utili della holding sono caduti del 20% a 161 milioni, con ricavi in lieve crescita, +3%). Ma in Fininvest, forti di 900 milioni di liquidità, hanno deciso di non giocare in difesa ma anzi di rilanciare e così da mesi hanno accumulato posizioni nell'emittente televisiva, approfittando poi, nell'ultimo periodo, anche dei crolli di Borsa (Premiere ha bruciato il 70% negli ultimi tre mesi). Con gli ultimi acquisti fatti a metà Novembre, Fininvest ha superato la soglia rilevante per le società quotate in Germania e così è scattata la comunicazione obbligatoria al mercato.
Dopo alcuni anni di focus sul mercato interno, tutta la galassia Fininvest ha iniziato a muoversi nel mercato internazionale delle tv: Mediaset nel giro di un anno e mezzo è entrata con forza nel settore dei contenuti, comprando la casa di produzione internazionale Endemol (in tandem con Telecinco) e TaoDue, ha ampliato il suo bacino di broadcasting con l'ingresso nell'americana Caribevision, la principale emittente etnica per i «latinos», e nella pubblicità con la join-venture in Cina con un operatore locale per raccogliere la pubblicità per un nuovo canale spartivo lanciato nel Paese l'anno scorso, un bacino di 400 milioni di telespettatori. Risale alla scorsa primavera, poi, il progetto di sbarco nel mercato emergente del Nord Africa con l'investimentco, a fianco del finanziere franco-tunisino Tarak Ben Ammar, in Nessma Tv, canale satellitare tunisino che trasmette in tutta l'area del Maghreb di cultura araba.
Abbastanza logico quindi che, nell'apprendere la notizia, ieri il mercato si sia lasciato suggestionare da scenari strategici di ampio orizzonte: quello tedesco è uno dei mercati principali in Europa e la quota potrebbe aprire possibili intese industriali tra Mediaset e Premiere. Non a caso il titolo dellla società tedesca si è impennando del 32% alla Borsa di Francoforte, salendo a 3,7 euro.
C'è di più: Murdoch con Sky Italia è il leader nella pay-tv nel nostro Paese e Mediaset Premium, il pacchetto di canali a pagamento sul digitale terrestre lanciato l'anno scorso è stato visto come un concorrente di Sky. Ora però, alla luce degli interessi in comune, il quadro potrebbe ammorbidirsi.
Nel quartier generale di Fininvest però frenano ogni lettura in prospettiva trasversale dell'operazione: fonti di via Paleocapa hanno fatto intendere che l'investimento nella pay-tv tedesca è stato fatto come se fosse una qualsiasi altra azienda e se ci fosse stato un interesse industriale o strategico sarebbe stata Mediaset ad acquistare azioni.
per "Il Sole 24 Ore"