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La proposta di Vita e Giulietti: ''Trasformare il beauty contest in un'asta con rilanci''

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Fonte: Digital-Sat (original)

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Digitale Terrestre

Vincenzo Vita e Giuseppe GiuliettiIn queste ore, come si sente ad ogni telegiornale e si legge su tutti i quotidiani, è un rincorrersi di voci e indiscrezioni per proporre soluzioni e correggere l'impianto della manovra uscito dal Consiglio dei Ministri una settimana fa, senza alterare l'importo complessivo di 45,5 miliardi di euro. Una di queste, presentata dai senatori Vincenzo Vita e Giuseppe Giulietti, permetterebbe di allegerire il conto da riservare ai cittadini, facendo pagare parte della cifra alle società televisive.

In che modo? Facile (almeno a parole): trasformare il beauty contest in un'asta con rilanci e incassare svariati miliardi a fronte della cessione delle famose sei frequenze del dividendo digitale, che il bando e il disciplinare di gara - già approvati da Agcom e MSE - prevedono vengano elargite gratuitamente ai fornitori di servizi media audiovisivi.

«Di questi tempi, con questi chiari di luna, il governo ha un preciso obbligo morale - spiega su "Repubblica" il senatore Vincenzo Vita dei Ds - vendere all'asta queste frequenze e incassare il più possibile. In questo modo, potrà ridurre i sacrifici che oggi vuole imporre alla parte debole del Paese con i suoi prelievi dissennati. Io, il senatore Luigi Zanda, mi auguro anche l'Idv e l'Udc proporremo tre cose in un emendamento alla manovra di Tremonti: asta delle frequenze, asta delle frequenze e asta delle frequenze, prima che sia troppo tardi».

«Di fronte alla inquietante manovra bis, va ripresa e cambiata la natura dell'assegnazione delle frequenze digitali alle televisioni nazionali. L'attuale meccanismo del 'beauty contest' - dichiarano Vita e Giulietti su "L'Unità" - significa attribuzione gratuita di un bene pubblico, perpetuando il sistema concentrativo dominato da Mediaset. Con una vera e propria asta competitiva, come è stato deciso per i gestori della telefonia mobile, possono entrare invece nelle casse dello Stato diversi miliardi di euro. Risulterebbero salvati così gli enti culturali e tantissimi investimenti sociali. Pertanto un emendamento ad hoc verrà presentato al decreto».

E con una nota è intervenuto anche Alberto Losacco, parlamentare del Pd: «Le sei nuove frequenze televisive nazionali scovate dall'Autorità per le Comunicazioni sono un vero tesoretto che sarebbe criminale sprecare o meglio regalare come è in procinto di fare il governo. Bene ha fatto a lanciare l'allarme il collega Vincenzo Vita che ha evidenziato come con una possibile e doverosa asta si potrebbero ricavare tra i tre e quattro miliardi di euro. Una risorsa insperata: proprio quando il governo chiede agli italiani sacrifici enormi sarebbe assurdo ignorare soluzioni in grado di attenuarli. Si tratterebbe di un segnale importante sulla salute morale del governo e sulle reali intenzioni nell'intervenire su quelle porzioni di patrimonio statale del tutto improduttivo. Vedremo se quei pezzi di maggioranza che credono nella necessità di migliorare la manovra, senza far pagare i soliti tartassati e soprattutto senza continuare a fare enormi ed immotivati regali ai soliti noti, si uniranno a questa battaglia».

Interessante anche il precedente, ricordato da Aldo Fontanarosa su "Repubblica", relativo alle frequenze Umts: «A Natale del 1999, il Garante per le Comunicazioni spiegò come assegnare agli operatori della telefonia un certo tipo di frequenze: quelle che avrebbero permesso il lancio dei servizi di tipo Umts. In quella occasione, il Garante si spese per la "licitazione provata". Suggerì, in altre parole, che le frequenze venissero date agli operatori attraverso una gara ad inviti. A marzo del 2000, il ministero per le Comunicazioni stimò in 3000 miliardi (di lire) i soldi che sarebbero arrivati in cassa alla fine della gara. Un mese dopo, il presidente del Consiglio Giuliano Amato lasciò i deputati a bocca aperta. In un suo intervento alla Camera, annunciò il dietrofront. Le regole andavano cambiate, spiegò, e le frequenze assegnate attraverso un'asta con rilanci. A gennaio del 2001, la Befana portò in regalo al governo Amato la bellezza di 26.750 miliardi di lire, effetto proprio dell'asta competitiva».

Vedremo dunque se il Parlamento deciderà di far pagare le frequenze televisive del dividendo digitale o se verrà mantenuto il regolamento del "beauty contest", che - salvo novità - il 6 settembre prossimo prevede la preselezione delle emittenti candidate ad ottenere l'ambita frequenza.

Giorgio Scorsone
per "Digital-Sat.it"

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