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Ieri mattina il ministero per lo Sviluppo economico, guidato da Paolo Romani, ha presentato al Consiglio di Stato un nuovo quesito sul principio di reciprocità «in tema di attribuzione dei diritto d'uso delle frequenze radio per la diffusione televisiva». Tradotto: il governo vuole sapere se la partecipazione di un concorrente extracomunitario, e quindi Sky, non sia in contrasto con la normativa in vigore.
«E' una situazione grottesca», dice l'onorevole Benedetto Della Vedova che sul tema ha presentato un'interrogazione: «Nel giorno del passaggio di Wind dagli egiziani ai russi, mi pare assurdo che il governo si occupi di un tema marginale come il digitale terrestre, che riguarda un'importante azienda americana come Sky, quando per uno Stato le frequenze telefoniche sono molto più importanti».
Romani aveva posto lo stesso quesito a dicembre, ma i giudici di Palazzo Spada avevano sospeso il giudizio perché formulato «in termini generali e sintetici» e «privo di un'argomentata illustrazione dei punti problematici». Il Consiglio di Stato aveva quindi invitato il ministero a chiarire se le osservazioni dell'Agcom e del ministero degli Esteri, chieste dai giudici e trasmesse a Romani, si potessero considerare «risolutive»: non lo sono state, perché ieri è stato chiesto un nuovo parere.
Un quesito che – spiegano dal dicastero dello Sviluppo – è dettagliato, puntualizzando tutti gli aspetti controversi, «senza però citare mai Sky». Anzi, l'intenzione dichiarata è proprio quella di accelerare i tempi per il bando di gara: «In caso di errore nella formulazione – spiegano i funzionari – un ricorso potrebbe fermare il beauty contest. E d'altra parte è fondamentale che non ci siano dubbi interpretativi perché è la prima volta che in Europa si fa una gara simile».
Anche perché si tratta di una procedura imposta da Bruxelles a compensazione delle infrazioni della legge Gasparri sulla concessione delle nuove frequenze che, di fatto, tagliava fuori dai giochi i nuovi entranti sul mercato.
Il nodo della questione, che ancora Romani non ha risolto, riguarda la reciprocità: se la condizione sufficiente sia cioè quella dello stabilimento in un Paese dell'Unione europea, oppure se il fatto che in gara ci sia un'azienda americana come Sky imponga vincoli più stretti. «Negli Stati Uniti – concludono dal ministero – la legislazione in questo settore ferrea in fatto di reciprocità».
Una spiegazione che Dalla Vedova non digerisce: «Il parere dell'Agcom e del ministero degli Esteri è chiaro, non c'è alcun problema, altrimenti l'Ue sarebbe già intervenuta. In questo modo il governo non fa che alimentare i dubbi sul conflitto d'interesse». Di certo nei giorni della liquidazione di Dahlia – dove i lavoratori hanno proclamato lo stato d'agitazione – si allungano i tempi per il beauty contest dei multiplex dopo che l'11 gennaio Romani al commissario europeo alla Concorrenza, Joaquin Almunia aveva assicurato che il bando sarebbe stato pronto «nelle prossime settimane».
Giuliano Balestreri
per "La Repubblica"