Il piano lacrime e sangue (che qualche spiritosone a viale Mazzini ha già ribattezzato come "la dieta del Cappon") prevede una consistente riduzione dei costi per il personale. Tagli che riguarderanno manager, giornalisti, segreterie, operai e manovalanze. La parola d'ordine è "contenere". «E farlo presto», spiegano i ben informati del settimo piano che hanno potuto sbirciare il piano che al momento circola riservatamente solo nelle stanze ovattate della direzione generale.
Qualche settimana fa i dirigenti delle direzioni hanno ricevuto anche un invito per individuare le possibili aree di "contenimento". Dovranno andare a casa circa 40 dirigenti, la stessa sorte toccherà a 33 giornalisti di alto grado (dirigenti assimilati con il grado di vicedirettore, direttore ad personam, capostruttura, ecc). Il piano di riduzione dell'organico include ben 125 giornalisti delle testate e delle strutture di rete. Prepensionamenti che alla Rai - in virtù di un accordo sugli esuberi da definire con l'Inpgi, l'ente previdenziale dei giornalisti - non costerà un solo euro se non i premi di incentivazione.
Ma il pezzo grosso del "Piano Cappon" riguarda i tecnici. In 220 dovranno lasciare mamma Rai entro i prossimi 24 mesi. Stesso destino toccherà ad oltre 400 impiegati e circa 280 operai. In tutto, il direttore generale spera di alleggerire il personale a tempo indeterminato di 1.098 unità nei prossimi 2 anni.
Ma c'è dell'altro. Il piano tagli prevederebbe complessivamente (nell'intero triennio) quasi 3.600 uscite. Una riduzione non da poco considerando che all'ultimo censimento interno c'erano a libro paga meno di 11 mila dipendenti. Comunque a viale Mazzini hanno già cominciato a rivedere gli altri oneri economici del personale. La Direzione Pianificazione e Controllo ha già buttato giù uno schema di contenimento molto dettagliato.
In verità un piano era stato studiato già nel 2006 dal direttore dei personale Maurizio Braccialarghe. La Rai dovrà infatti rivedere e modificare il palinsesto e il modello produttivo per ridurre i fuori orario, e quindi le conseguenti maggiorazioni contrattuali. Verrà anche posto un limite alle ore di straordinario per reparto, razionalizzato il sistema di premiatila economica (incentivi a fine anno) legato alla performance aziendale. E ancora. Taglio secco del 20% del budget per promozioni e gratifiche, riduzione e accorpamento dei contratti a tempo determinato e dei budget per le produzioni inteme
Ma c'è dell'altro. La Rai - e lo spiega bene Cappon anche nel Piano industriale pubblico diffuso a metà novembre - dovrà superare alcuni ostacoli contrattuali. In sostanza i montatori - vanto di un'azienda con un Dna cinematografico - progressivamente scompariranno . E i pochi che resteranno in servizio (ad esaurimento) verranno dirottati sulle produzioni ad alto valore aggiunto. I telegiornali, che hanno già ridotto i tecnici di supporto, verranno allestiti direttamente dai giornalisti, seguendo l'esempio apripista di RaiNews24, il canale satellitare fondato circa 10 anni fa. Ma per far questo (oltre a rivedere i contratti nazionali) bisognerà passare al sistema digitale e formare il personale giornalistico che oggi, solo in minima parte, è ingrado di allestire un servizio senza l'ausilio di fonici, operatori e montatori.
Insomma, il rischio è che, tra 3 anni, la Rai viva una transizione traumatica come quella dell''Alitalia. Sempre che non si voglia preparare la privatizzazione di un canale da cedere prima della fine di questa legislatura a qualche editore "vicino" e interessato al business. Ma per quel tempo la Rai sarà un'azienda tecnologicamente rinnovata e più leggera negli organici.
Antonio Castro
per "Libero Mercato"
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