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Foto - Marco Mengoni vince Sanremo 2013. Elio e le Storie Tese arrivano secondi, poi Modà

Marco Mengoni vince Sanremo 2013. Elio e le Storie Tese arrivano secondi, poi Modà

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Fonte: Digital-Sat

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Televisione

Marco Mengoni ("L'essenziale") vince la 63a edizione del festival di Sanremo con il 36% dei voti nella fase finale. Secondo posto con il 33% per Elio e le Storie Tese ("La canzone mononota") che si aggiudicano anche il Premio della Critica Mia Martini e il Premio Miglior Arrangiamento. Terzi i Modà con il 31% delle preferenze. Il premio della Critica Mia Martini va a Elio e le Storie tese per La canzone mononota, che vince anche quello per il miglior arrangiamento. Mengoni è stato inoltre scelto per rappresentare l'Italia ai prossimo Eurovision Song Contest.

"Grazie". E' la sola parola che Marco Mengoni e' stato in grado di pronunciare quando e' tornato sul palco dell'Ariston da vincitore del Festival di Sanremo 2013. Poi si e' rivolto verso gli orchestrali per ringraziarli con lo sguardo. Quindi l'abbraccio con Luciana Littizzetto, che la prima sera l'aveva preso scherzosamente in giro dicendogli "hai le mani fredde...". E lui da allora in poi ogni volta che e' tornato a cantare sul palco si fregava le mani per riscaldarle prima di stringere quelle della Lucianina. "Aver preso due pazzi come noi...Grazie Rai1". Fabio Fazio e Luciana Littizzetto hanno voluto ringraziare pubblicamente e in diretta tv la rete ammiraglia per il lavoro svolto per poter realizzare in piena liberta ed autonomia questa edizione del Festival di Sanremo.

"Grazie alla rete, grazie al direttore Giancarlo leone, al capostruttura Antonio Azzalini, grazie a tutti coloro che hanno lavorato". "Grazie a tutti, tutto e' stato bello, la festa e' finita. Da domani torno a 'Che tempo che fa'". Cosi' Fabio Fazio ha salutato il pubblico dell'Ariston e quello a casa al termine dell'esecuzione del brano vincitore del Festival, "L'essenziale" di Marco Mengoni. "Grazie a Fabio, perche' si e' fatto un mazzo...". Sono state le parole con cui Luciana Littizzetto ha ringraziato il compagno di viaggio in questa edizione del Festival di Sanremo, invitando il pubblico ad applaudire Fazio. E il pubblico ha risposto con calore.

LA CRONACA DELLA SERATA FINALE DEL FESTIVAL:

La serata finale del Festival di Sanremo 2013 si è aperta con l'omaggio del direttore d'orchestra britannico Daniel Harding a Richard Wagner e Giuseppe Verdi, in occasione del bicentenario della nascita di entrambi.

Il maestro, con il podio al centro del palco per l'occasione, ha diretto l'orchestra del festival prima nella 'Calvalcata delle Valchirie' di Wagner e poi nella 'Marcia trionfale' dell'Aida di Verdi. "La musica non è il calcio, non è politica, non abbiamo bisogno di scegliere. Ci sono sempre più cose che uniscono nella musica di quelle che dividono. La musica non è proprietà di nessuno, è per tutti e per ogni momento. E possiamo trovare la musica giusta per noi in ogni momento", ha detto il maestro rispondendo alle domande di Fazio sulla rivalità tra gli estimatori di Wagner e quelli di Verdi.

Luciana Littizzetto ha fatto il suo ingresso in scena vestita da farfalla ironizzando sulla farfallina tatuata di Belen, che la soubrette scoprì scendendo dalle scale del Teatro Ariston l'anno scorso e che tenne banco per giorni per le critiche sulla volgarità televisiva. "Sono la sorella di Belen - dice Luciana - Siamo in tre, Belen, io sono Belan e poi c'è Bel....". E qui interviene Fazio temendo la battuta finale: "In Liguria non si può dire".

Dopo le prime esibizioni è entrata in scena la top model Bianca Balti, vestita di bianco, scalza ed emozionatissima.

A riportare la politica sul palco dell'Ariston è stato invece Claudio Bisio che ha però capovolto la prospettiva, prendendosela con i difetti degli italiani, quelli che predicano bene e razzolano male, che sono incoerenti, che fanno i furbetti, che si lamentano della pressione fiscale e non pagano le tasse.

"Finché ci sono loro, tutti loro, questo Paese non cambierà mai. Sono tutti uguali. Giuro non stavo parlando dei politici. Anche se andassero tutti a casa loro che cambierebbe? Io non stavo parlando degli eletti, stavo parlando degli elettori. Siamo noi i mandanti. Se li guardi bene, i politici italiani, sono gli italiani". Al suo ingresso Bisio ha fatto subito riferimento al 'caso Crozza'. Ha una bottiglietta d'acqua in mano e dice: "Me l'ha data Maurizio Crozza. Mi ha detto portati l'acqua". Poi "un applauso senza motivo" al pubblico, "così comunque vada almeno un applauso l'ho preso". Fa un po' di autoironia: "Quello che mi ha fregato è stato Benigni: inno di Mameli, Costituzione, ha alzato troppo il livello. Io che ho letto solo Topolino", dice facendo finta di voler parlare di personaggi dei fumetti. Poi cambia registro e attacca con il monologo politico.

"I politici - dice Bisio - ricalcano perfettamente quello che sono gli italiani. Abbiamo tutto il campionario di quello che siamo noi: ad esempio quelli che vanno al family day con le loro due famiglie. E rispondono io sono cattolico ma a modo mio. Non si può essere cattolici a modo proprio. Gesù non è un amico". Il monologo è punteggiato di battute sulla par condicio: "Se sei cattolico e divorzi sono casini. Casini si può dire! E' minuscolo. Casini sottili, casini fini". Bisio parla di coerenza ("se sei fascista devi dire che Mussolini ha fatto anche delle cose buone, se sei comunista devi mangiare i bambini mica puoi comprare la felpa da abercrombie"). Poi passa all'onestà. "Ho visto negozianti lamentarsi della pressione fiscale e non pagare mai uno scontrino. Ho visto sordi lamentarsi della musica alta".

Insomma per il comico ci sono "troppi impresentabili tra gli elettori non poche centinaia come tra i politici". Poi propone la sua soluzione: "Sostituire l'elettorato italiano con quello danese, con quello norvegese, che so. E poi tu che fai? Vai a votare in Norvegia al posto loro? Ma lì devi prima pagare le tasse fino all'ultimo centesimo, poi forse ti fanno votare. Lì scopriresti che il tuo premier è una persona normale, che fa una vita normale e va in tv massimo due volte l'anno", sottolinea. La conclusione è per la rivisitazione di una strofa de 'L'Italiano' di Toto Cutugno: "Lasciatemi cantare con un salmone in mano, vi salverò il paese, sono un norvegese".

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