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Ma questo non vuol dire che non provi orgoglio per i risultati raggiunti dal suo giornale: a cominciare dai due milioni e mezzo di contatti quotidiani e da quel 28 per cento di ascolto in più rispetto allâanno scorso. «La nostra forza sta nella diversità , nel fatto che il pubblico ci vede come indipendenti dalla politica, nellâessere il giornale di riferimento della classe dirigente», assicura, aggiungendo che il dato dâascolto sconta anche una tara Auditel, perché quei rilevamenti «in genere sottostimano i dati piccoli».
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Câè chi vi accusa, però, di essere il tg dellâopposizione.
«Se è per questo câè chi è arrivato a darci anche dei âsovversiviâ. Ma noi diamo spazio a tutti, siamo equilibrati e sullâindipendenza continueremo a puntare. Chi se la prende, lo fa perché non siamo omologati alla maggioranza di turno, quando tutti invece lo sono. E poi abbiamo la fortuna di avere un editore che non è italiano».
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Che fa concorrenza a Mediaset.
«Certo, câè una sfida a tutto campo tra Sky Italia e loro. E, questa sfida, è una delle prove che dovremo affrontare prossimamente con il varo del canale all news targato Mediaset. Sarà sicuramente un prodotto fatto bene, che andrà a puntare sul nostro stesso target di pubblico, ovvero una fascia medio alta e giovane di età che va dai 18 ai 54 anni. Per questo dobbiamo migliorare».
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In effetti Sky Tg24 è stato una forte novità nel linguaggio delâinformazione televisiva italiana, qualcuno vi ha anche copiato un poâ, eppure voi siete rimasti saldamente fedeli alla formula iniziale.
«Si, câè chi ha preso a modello il nostro studio, i nostri colori caldi che puntano sui gialli e sui rossi. I tg generalisti sono tornati a fare servizi in diretta sul posto come facciamo noi da sempre, mentre prima, un poâ per motivi di budget un poâ per pigrizia, puntavano più che altro sui servizi confezionati».
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Adesso, forse, è il caso di cambiare qualcosa?
«Puntiamo molto sulla tecnologia. Le finestre active, una delle nostre caratteristiche, aumenteranno da sei a otto. Entro lâanno affronteremo la sfida del 16:9 ed entro il prossimo ci sarà il passaggio allâalta definizione».
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Ci sono grandi investimenti da parte di tutti i network su internet. E voi?
«Il nostro streaming sul web va benissimo ed è un punto di riferimento per gli italiani in tutto il mondo. Ma lâinvestimento che ci attende a breve è quello sulla telefonia mobile. Dal 10 maggio saremo su tutti gli iPhone che, faccio presente, in Italia sono due milioni e duecentomila. à già tutto sperimentato. Ci sarà la possibilità anche di accedere alle finestre active. Poi quando uscirà lâiPad saremo pure lì».
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E il digitale terrestre? DallâEuropa potrebbero permettervi di sbarcare in forze sul dtt in tempi abbastanza ristretti.
«Intanto ci siamo già con il canale Cielo, che è partito in sordina anche per problemi di copertura».
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In quel caso il tg sarebbe obbligato a cambiare, forse a puntare su conduttori non solo belli ma dal volto popolare?
«Questo assolutamente no. Questa scelta lâho scartata subito quando siamo partiti e ho avuto ragione. Si è dimostrata vincente e i nostri ragazzi non hanno nulla da invidiare ai volti più noti del tg maggiori e, oltretutto ci hanno evitato di cadere nei difetti e nelle pigrizie generaliste: noi abbiamo conduttori che stanno in onda anche sei, sette ore. à vero: ci dicono spesso che sono belli».
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Sicuramente più belli di quelli dei tg Rai e Mediaset.
«Eâ vero. Ma una bella faccia aiuta. Quando li ho scelti, ho potuto farlo senza alcuna pressione e prima di tutto ho badato alla preparazione professionale. E i risultati, mi pare, che ci siano».
Marco Molendini
per "Il Messaggero"
(25/04/10)
per "Il Messaggero"
(25/04/10)