Il dato è parzialmente confermato da un'altra recente indagine dalla European Interactive Advertising Association (Eiaa), condotta in dieci nazioni del Vecchio continente. Anche in questo caso gli intervistati sono settemila - fra loro mille italiani - rappresentativi di 169 milioni di persone. Cosa è emerso? Che il World Wide Web ha conquistato molta più gente di quel che fosse lecito aspettarsi. In particolar modo l'82 per cento dei giovani fra i 16 e i 24 anni, che ormai sulla rete passano la maggior parte del loro tempo libero. Lo scorso anno le cose non erano per niente andate cosi. Sempre secondo L'Eiaa, che raccoglie fra gli altri colossi del calibro di Yahoo, Microsoft, Aol, Tiscali, il sorpasso sta avvenendo solo adesso.
Internet batte la televisione quindi, soprattutto fra le giovani generazioni. Ma stando a Giuliano Noci, a capo del team di ricerca del Politecnico, c'è molto di più. «Tutti pensano che il World Wide Web possa soppiantare il piccolo schermo solo fra gli adolescenti, quelli magari che abitano nelle grandi città ? spiega ? È falso, almeno in Italia. Ha presente la famosa casalinga di Voghera? Ebbene, oggi è lei che naviga di sera. Ed è questo il dato più eclatante delia ricerca». In pratica Internet sta seducendo persone di tutte le età che vivono tanto nei centri urbani quanto nei paesi o nelle campagne. Il 54 per cento degli italiani, appunto. Solo i restanti, il 46 percento, continuano a fruire la televisione come in passato.
Lo scenario è suggestivo. Ma non tutti gli osservatori lo condividono. C'è chi sostiene che siamo davanti a una tendenza a lungo termine più che a una devastante onda anomala. Se l'Eiaa conferma, ad esempio, che proprio in Italia c'è una delle più alte concentrazioni di "grandi utilizzatori" di Internet (coloro che on line passano almeno 16 ore la settimana), la Commissione Europea argomenta invece che il tasso di penetrazione della banda larga nel nostro paese è inferiore alla media comunitaria. Il che, se non è in plateale contraddizione con l'assunto dell'Eiaa, è certo un dato discrepante. «Bisogna essere pragmatici», avverte Layla Pavone, presidente della Interactive Advertising Bureau (l'associazione che rappresenta i più importanti gruppi impegnati nel mercato della pubblicità digitale). «Non credo che la Rete sostituirà completamente la televisione, perché non credo che un mezzo di comunicazione possa essere soppiantato da un altro diverso. Al massimo convivono. È in atto però una trasformazione che da noi fa impressione perché, a differenza di altri Paesi, oltre il 50 per cento degli investimenti pubblicitari sono concentrati sulla Tv. Un business enorme. E c'è chi è abituato a vivere di rendita, a pensare che una situazione simile sia immutabile. Per questo Io spostamento del pubblico verso il Web è comunque rivoluzionario. Ma alla fine ciò non significa che la televisione sia destinata a morire: solo che oggi in termini di contenuti non ha davvero più nulla da offrire agli spettatori». Insomma, se la Tv sta davvero per soccombere, la colpa è anche sua.
per "La Repubblica"