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Altol di Sky alla tassa sullo scopo

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Fonte: Italia Oggi

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Sky Italia

Alla vigilia della presentazione della nuova legge sul cinema (il ministro Francesco Rutelli l'ha annunciata per la prossima settimana), Sky torna a ribadire il suo deciso «no» alla tassa di scopo.

Per risolvere i problemi dell'industria del grande schermo bisogna smettere di ricorrere ai finanziamenti pubblici, legati a una visione arcaica che si rifa ai tempi del Fascismo.

Lo dice a ItaliaOggi Tullio Camiglieri, direttore della comunicazione della pay-tv di Rupert Murdoch. L'Italia, secondo Camiglieri, può diventare più competitiva solo attraverso la defiscalizzazione del lavoro delle maestranze, i tax shelter e l'accesso al credito a tassi agevolati per produrre con costi più competitivi è riportare nella Penisola le produzioni che fuggono all'estero.

Inoltre il Belpaese dovrebbe investire in formazione e scuole, anche per il difficile mestiere di produttore.

Non si può prendere per esempio un mercato come quello francese, che conta su un pubblico potenziale di 300 milioni di francofoni (sei volte più grande di quello italiano) e dove vedere un film sulle televisioni pubbliche o su quelle commerciali è praticamente impossibile.

Senza finanziamenti pubblici non diminuirà ancora il numero di produzioni all'anno, già ora al di sotto del centinaio?
Chi sostiene che il grande schermo debba essere finanziato con soldi pubblici non ama il cinema. L'idea di assistere il mercato cinematografico è nata nel 1938 in pieno Fascismo, molto prima della legge Corona, la 1213, del 1965. Nel tempo, l'assistenzialismo ha reso il nostro cinema meno competitivo, trasformando i produttori in produttori «dipendenti». Oggi anche le produzioni italiane fuggono all'estero. Vanno a girare in Bulgaria e Ungheria, dove studi, location, personale, tecnici hanno costi molto più bassi.

Senza i finanziamenti pubblici, però, non si aiuterebbe la ricerca. Come far esordire autori quali i Taviani, Moretti, Giordana?
Si può discutere su come aiutare gli esordienti, ma oggi si finanziano autori già affermati che dovrebbero cercare risorse produttive sul mercato. Le politiche assistenzialistiche non fanno bene all'industria cinematografica. Con la tassa di scopo si continuerebbe a chiedere soldi a chi già investe nel rinema,come le pay e free tv, l'home video, internet ma anche agli editori di giornali che distribuiscono dvd. Una politica di tax shelter spingerebbe invece nuovi soggetti verso il business del grande schermo.

Quanto rende il cinema a Sky?
Il cinema arriva prima dello sport per i nostri abbonati che ora sono 4 milioni 170 mila. Negli ultimi 12 mesi la piattaforma ha investito 71 milioni di euro per acquisire diritti da produttori e distributori italiani. Sky non si è mai sottratta dal sostenere il cinema italiano: abbiamo recentemente rinnovato un accordo con Anica e Api (Associazione nazionale industrie cinematografiche e audiovisive e Autori produttori indipendenti, ndr) per acquistare tutti i film che abbiano richiamato almeno 20 mila spettatori in sala. Siamo convinti che sia necessario lasciare libertà al mercato.

Siete molto preoccupati per l'introduzione della tassa di scopo?
Siamo preoccupati per quello che significherebbe; penalizzare chi già investe nel cinema, imponendogli altre tasse, senza lasciar loro la possibilità di scegliere come investire queste risorse. Una volta realizzati i film, poi, dovrebbero pagarli una seconda volta per acquisirne i diritti.

Il maestro Citto Maselli ripete che i fìlnn sono prototipi. Senza finanziamenti potremmo perderci capolavori come Ladri di biciclette, un insuccesso commerciale ai tempi. 
Questa dev'essere una delle prerogative di un produttore: intuire il talento dell'autore e il valore dell'opera. Se poi si afferma che uno dei limiti del nostro cinema è il fatto che mancano le sale per distribuire alcuni film d'autore, allora non si capisce come mai Cinecittà venda il circuito Mediaport. Senza ricorrere a nuove tasse, ina. con la defiscalizzazione del costo del lavoro, una politica di tax shelter e una che agevoli l'accesso al credito, i nostri produttori sarebbero molto più liberi di fare il loro lavoro e valutare al meglio i talenti. È nostro interesse che il cinema italiano cresca e si rafforzi.

Sky ha intenzione di produrre film italiani? 
Per ora abbiamo iniziato a | investire in fiction. Non sono le tv che devono produrre cinema, ma i produttori.

Lucia Coluccelli
per "Italia Oggi"

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